Made in China – Lijiang “Old Town”

Ci svegliamo con molta calma e andiamo a fare colazione, in Cina non è proprio abitudine farla in albergo, ma visto che qui è molto familiare e la ragazza ci dice che è possibile farla, volendoci godere al massimo la pace di questo posto, accettiamo. Arriviamo in cucina e c’è la mamma ai fornelli che sta preparando tante buone cose, tutte rigorosamente al wok. Riso saltato croccante con cipolla e mais, dim sum, ovvero ravioli al vapore, quelli agliosi di ieri sera, una sorta di focaccina dolce, uova, yogurt, mango tagliato a forma di riccio e volendo toast. Il riso è pazzesco, mi mangerei tutto il piatto, la focaccina calda calda, altrettanto, insomma da scoppiare, più che una colazione sembra un pranzo.
Belli pieni, con molta, ma molta calma, ci spostiamo per raggiungere Lijiang. Siamo alla ricerca del bus n. 5. Si avvicina un mini van che ci chiede se vogliamo un passaggio, contrattiamo e per la metà di quanto richiesto in partenza, saliamo. Per la modica cifra di 1,2 euro in due!
Ah… ho dimenticato di dire che questa zona si trova su un altopiano a 2400 m. per cui abbiamo bisogno di un leggero acclimatamento, respirare a queste altezze diventa più difficile e spesso ci troviamo ad avere dei leggeri affaticamenti.
La città vecchia di Lijiang, o come dice la ragazza dello Chalet “o ta”, che starebbe per old town, è patrimonio mondiale Unesco, è costituita dalle vecchie abitazioni in legno con i tetti in classico stile cinese. È assolutamente ben tenuta e curata, piena di fiori e piante, ci credo con il clima che hanno, un attimo c’è il sole e l’attimo dopo piove, sono tutte belle rigogliose. Ogni abitazione al piano terra ha il suo bazar, un tempo anziché esserci negozietti di souvenir, c’erano i naxi, ovvero la minoranza etnica che vive in questa zona che vendevano i prodotti ed i propri manufatti. Oggi se ne vedono solo alcuni, con mini banchettini che vendono frutta o decorano capelli e intorno alle 17 si riuniscono al parco dove danzano in cerchio sulla musica che esce da una cassa portata a spalla.
Non perdersi a Lijiang è praticamente impossibile, le viuzze sono numerosissime e a volte ci rendiamo conto di essere già passati per la stessa solo riconoscendo qualche negozietto o artista. È attraversata da un torrente, per cui ci sono una serie di pontini e attraversamenti molto carini. Lungo i canali si trovano la maggior parte dei caffè e locali dove spesso suonano dal vivo, anche di mattina, cosa insolita per noi, dove ci si può rilassare bevendo una birra. Ci sono poi delle vie dedicate al cibo, dove è possibile mangiare a tutte le ore. Per la maggioranza cose fritte e alla piastra, vale a dire comunque belle intrise di olio. Ora capisco perché quando cucino io cinese non mi viene proprio uguale…. la quantità di olio che usano loro per una porzione equivale alla mia per una settimana intera!!
Poi però ci sono anche un sacco di noodles in brodo, che io adoro, ma attenzione a quello che ti ci fai mettere…. eh si, forse quei condimenti che ti aggiungono a freddo sarebbero da evitare, ma io me ne frego e così la sera…. Codex!!
Girando vediamo un sacco di negozi super affollati che vendono una specie di carne essiccata, poi capiamo che si tratta di carne di yak, non possiamo di certo farci scappare l’assaggio!
Oltre che al banco la vendono sotto forma di caramelle o mini bocconcini sottovuoto. Si, questa è la scelta giusta! Procediamo all’assaggio, scartando la prima caramellina trovo anche un bel pelo, non di yak, va bè pazienza, tutto fa brodo. Direi che è proprio buona, ci ricorda il biltong mangiato in Namibia. A seconda del colore della caramella, la carne è condita con diverse spezie.
Intanto si fa sera e la città si accende come d’incanto. Gli edifici in legno sembrano prendere vita, le lanterne rosse donano un’atmosfera incantata. Ma… in tutto questo romanticismo ci pensano i cinesi… la città esplode anche di un rumore pazzesco, la musica da discoteca risuona nella piazza, la gente aumenta a dismisura. L’incanto per noi finisce istantaneamente, tanto che scappiamo dal casino per tornare nel nostro mini villaggio dalla pace assoluta. Arrivati a Shuhe alle 20.30 ormai è tutto chiuso, qui i ritmi sono della campagna, tranne un mini, ma veramente mini alimentari che vende di tutto. Così per cena ci prendiamo i nostri ormai affezionati noodles disidratati da fare in brodo, una specie dei Saikebon, che ci mangiamo nel giardino del meraviglioso Chalet.

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