Made in China – Il villaggio di Baisha

Questa mattina decidiamo di andare a visitare il villaggio Baisha, famoso per la presenza del novantenne dott. Ho e per essere uno dei più antichi villaggi dello Yunnan. Possiamo raggiungerlo in vari modi, sono circa 4 km, per cui a piedi, in bici, in autobus o taxi. L’imbarazzo della scelta. Dalla mappa sembrano stradine secondarie per cui farcela a piedi non ci dispiace proprio; in questo modo possiamo stare più a contatto con il luogo e magari trovarci a passare in mezzo a piccoli villaggi. Attraversiamo Shuhe e subito dopo, praticamente attaccato c’è un altro villaggio, sulla mappa non è segnato, forse è un’appendice dello stesso Shuhe. Comunque è veramente carino, ben tenuto e curato, ha un sacco di scorci pittoreschi, anche sul fiume, tanto che in ogni via si incontrano degli sposi che fanno il servizio fotografico. È un mix di paesino dai localini carini, immagino per i turisti, ai campi coltivati dove so vedono le signore impegnate, al lungo fiume dove le signore lavano panni e verdure. Nonostante siamo diretti all’altro villaggio, ci addentriamo nelle viuzze e nel parco, si respira proprio un’aria rilassata. Mappa alla mano, ovvero telefonino alla mano, Rick è sempre ultra tecnologico, riprendiamo la strada verso Baisha. Ci lasciamo alle spalle l’altro villaggio e iniziamo a percorrere una stradina strettissima in mezzo alla campagna. Intorno a noi non ci sono altro che campi. Non si vede anima viva. Dopo più di una mezz’ora, ancora nulla. L’unica persona che incontriamo è un ragazzo in bici che ci chiede dove siamo diretti e così ci risponde “ Ah, molto lontano”. Tra me è Rick si scaldano gli animi e iniziamo a discutere sulla scelta del cavolo. Io sono comunque molto contenta, mi piace quella passeggiata nel nulla, nella campagna e nel silenzio più totale, d’altronde quando viaggi da solo il rischio di prendere una decisione sbagliata c’è. Fortunatamente questa mini stradina dopo un bel pezzo incrocia una strada più trafficata, abbiamo almeno la tranquillità che in casi estremi chiediamo un passaggio. Da li in poi attraversiamo un paesino e poi un’altro. Certo la grandissima fregatura è che l’ultimo chilometro e mezzo lo facciamo passando in un villaggio che è praticamente un cantiere. Stanno rifacendo le fognature per cui tutta e dico tutta la strada è nel fango, melma, ciottoli e ruspe al lavoro. Facciamo il salto agli ostacoli rischiando anche di beccare il pieno la ruspa in movimento. Come avevamo già notato alla stazione di Pingyao, i pedoni e i motorini vanno ovunque anche se ci sono i lavori in corso. Senza nemmeno accorgercene, arriviamo a Baisha. Certo che non ci accorgiamo, è nella stessa condizione del villaggio precedente, melma, fango e voragini, per cui non riusciamo nemmeno ad apprezzare i suoi edifici antichi. Dopo un giretto nelle vie maciullate dai lavori e qualche risata con i venditori e le solite contrattazioni, ci riposiamo in un caffè carinissimo con tanto di marchio Illy e sottofondo lounge.

Prendiamo al volo il bus n.6, così come indicato nella guida, per andare a Lijiang. L’autobus è un po’ scassato e polveroso, c’è un signore che fuma in continuo e l’autista ha una velocità assurda, forse ci mettevamo meno a piedi, ma la cosa bella è che ci ritroviamo a condividere il viaggio con le signore Naxi, la minoranza etnica, e le loro colorate ceste.
Fortuna che salendo avevo cercato di dire all’autista che andavamo a Lijiang, perché ad un certo punto, con modi non troppo garbati, ma efficaci, ci ha urlato e indicato la porta!

Una cosa da non perdere a Lijiang, se non altro ver vedere lo scorcio più fotografato della zona, è la visita al Lago del dragone nero.
L’entrata si dovrebbe pagare 80 yuan a testa, circa 10 euro, che servono in realtà al mantenimento di tutta la città vecchia.
Arrivando dalla fermata degli autobus a nord, facciamo non volendo l’ingresso da un’entrata secondaria, ad un certo punto vediamo una signora che sembrava facesse pagare il biglietto, ci avviciniamo e gli diciamo 2, ma lei sgrulla la testa e dice NO NO. Un po’ interdetti ci allontaniamo, non capiamo che volesse dirci. Va bè, morale della favola, non abbiamo pagato il biglietto!
La passeggiata è molto carina, il parco è molto curato e ci sono dei bei scorci, purtroppo non riusciamo a vedere le montagne innevate, una fitta coltre di nubi copre tutto. Vista la presenza di diversi gruppi di cinesi casinari e che inizia a piovere, ci ributtiamo per qualche oretta nella affollata città vecchia.

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