Backpacking America – Far West

Finiti i preparativi???

Casa, 2 agosto 2006
Quest’anno ci eravamo ripromessi la stessa cosa: “Non aspetteremo l’ultima sera per riempire gli zaini ma lo faremo qualche giorno prima”.
Risultato… ore 01:00 di notte… stiamo preparando gli zaini!!!
Va beh… diciamo che è anche un po’ il rito dei nostri viaggi.
Stiamo diventando matti con le cose da non dimenticare anche perchè un viaggio di 26 giorni, implica un bagaglio non indifferente ed un’organizzazione più che accurata.
Comunque alla fine, riempito lo zaino, fissato il sacco a pelo e la tenda, siamo pronti per andare a letto, domattina sveglia alle 7 e via in direzione Roma a prendere il nostro volo per gli USA.

Eccoci arrivati!

Los Angeles, 3 agosto 2006
Siamo arrivati… in condizioni pessime, ma siamo arrivati.
Dovevamo essere a Los Angeles alle 18.00 mentre ora sono le 2.50 di notte. Prendi la macchina e mettiti alla guida dopo 30 ore che non dormi nelle strade pazzesche di questa megalopoli alla ricerca dell’albergo… per fortuna il navigatore satellitare ci ha scortato fino all’entrata.
La causa del ritardone è stata la rottura di un “pezzo meccanico” dell’aereo a Roma… non vorremo mai sapere che pezzo era.
Di conseguenza tre ore di ritardo, perdita del volo di coincidenza e rallentamenti al controllo per l’immigrazione, impronte digitali, foto, ecc. ORMAI SIAMO SCHEDATI.
Ora andiamo a nanna, siamo distrutti, domani si parte presto (sigh.. sigh).

Iniziamo la route 66

Victorville, 4 agosto 2006
Allora, vi abbiamo lasciato che ci dovevamo alzare prestissimo, ma la botta totale di ieri sera mi ha fatto rimettere la sveglia alle 7.00… si ma alle 7.00 dell’Italia, quindi non ha suonato nulla, o meglio, qualche cosa ha suonato, il telefono della camera alle 12, per dirci che se non volevamo pagare un’altra notte dovevamo sloggiare la camera.
Prendiamola così… almeno ci siamo riposati.
Partiamo alla ricerca dello “STORE” per attrezzature outdoor che ho sempre ammirato su internet (www.rei.com) e grazie al navigatore ci arriviamo in due secondi come se fossimo a Perugia, che grande cosa sto navigatore!!!
Entriamo e rimaniamo stupefatti dalla quantità e qualità della merce cosí presi dagli acquisti gli lasciamo 100 dollari, tutta roba comunque che ci serve.
Poi ripartiamo per avvicinarci a Victoreville, il nostro punto iniziale della mitica Route 66.
L’idea era quella di arrivare più avanti di Barstow per dormire… ma ignari… non avevamo fatto i conti con il traffico di Los Angeles.
Immaginatevi strade dalle 6 alle 8 corsie, con 3 o 4 sopraelevate una sopra l’altra tutte strapiene di macchine che vanno a 2 miglia l’ora.
Per fare un centinaio di chilometri ci abbiamo impiegato 4 ore!!!!
In compenso abbiamo preso confidenza con la nostra MEGA Pontiac G6 piena di comandi incomprensibili ed abbiamo visto affiancarsi a noi autovetture assurdissime tipo bigfoot stradali.
Presi dall’angoscia di non arrivare abbiamo pranzato con un pacchetto di patatine e Chiara si è quasi fatta la pipì sotto per trattenerla fino a Victorville (tanto manca poco… si, siamo quasi arrivati…).
Arrivati a Victorville ci siamo subito resi conto della vera vita americana lungo la route 66, molte cose sono rimaste intatte da allora ed il paesaggio da “America Fifty” è proprio irresistibile.
Stasera ci siamo accampati in un campeggio lungo la strada e dormiremo in una capanna tipo LE GIOVANI MARMOTTE.
Domattina partiamo presto (speriamo) per continuare la scoperta della “66” e cercare di arrivare al Grand Canyon o quanto meno vicino.

Problemi tecnici

Problemi tecnici di comunicazione
Cavolo ma siamo in america e non riusciamo a trovare ne il segnale per il telefonino ne un internet point per inviare i nostri diari di viaggio.
L’unico che abbiamo trovato e’ questo a 1 dollaro ogni 4 minuti….
Non appena potremo invieremo tutto il materiale.
Ma guarda tu sti americani!!!!!

Lo spettacolo della natura

Grand Canyon, 5 agosto 2006
Ci siamo riusciti!!! A che fare direte voi? A svegliarci prestissimo per partire… e ti credo non abbiamo chiuso occhio. Alle due ridevamo alle quattro presi dallo sconforto siamo andati a fare una passeggiata verso i bagni, poi ci siamo messi a chiacchierare, infine… abbiamo dormito un’ora. Sto fuso orario ancora non ci lascia in pace.
Colazione nel nostro stile da campeggiatori, cappuccino istantaneo, dolcetti di fortuna arrabattati un po’ sull’aereo un po’ sui bidoni della spazzatura… scherzo.
Poi eccoci in macchina ad affrontare i nostri 600 circa Km che ci separano dal Grand Canyon come tappa finale della giornata.
Ma il vero obiettivo di oggi non è arrivare a destinazione ma percorrere la route 66 ed immergerci nel vero “American Way Of Life”.
Oggi il traffico è veramente ragionevole, molti camion giganteschi ma tutto sommato sulla Interstate si cammina bene.
A Barstow ci siamo fermati per andare a bruciare un po’ di dollaroni nel Outlet famosissimo della Levis, Timberland and Co. La guida ci diceva che l’apertura degli store sarebbe stata alle 9 invece, il fato ci ha fatto risparmiare un po’ di soldi… i negozi aprivano soltanto alle 10, quindi, arrivederci Barstow.
Poi abbiamo preso la storica route 66 e qui il traffico è scomparso… a dire la verità è scomparso tutto, case, alberi, persone, qui siamo in pieno deserto del Mojave ed il paesaggio è veramente straordinario.
Abbiamo trovato una stazione radio che pompa musica MADE IN USA veramente storica, ed il connubio con il paesaggio, il sole, il tettuccio aperto della macchina ci ha fatto sentire veramente in un film On The Road sembrava di vedere passare i mitici di Easy Rider da un momento all’altro.
Poi la visione… il BAGDAD CAFE’ chi di voi non lo conosce… bene se non lo conoscete allora guardatevi l’omonimo film cult BAGDAD CAFE’ e poi capirete il nostro entusiasmo nel vedere questo posto.
Appena entrati… la pelle d’oca, praticamente il set del film intatto, ma non è una cosa ricostruita, qui è così, vivono così e ti servono così… ma direte voi, così come… COME IN AMERICA anni 50!!!
La signora ci ha raccontato la storia, ha voluto fare le foto con noi, ci ha lasciato il bigliettino perchè lei le foto le vuole, le tiene in un mega raccoglitore insieme alle altre centomila che abbiamo guardato.
La partenza è stata dura, un posto così è difficile da abbandonare… come del resto nel FILM!!! Tra l’altro secondo me fuori dal locale c’era il mitico BOB della 66, ma non gli abbiamo rotto le scatole, anche perchè non avevamo tempo e quando lui attacca a chiacchierare ti fa diventare vecchio come le cadillac parcheggiate fuori.
Finchè abbiamo potuto siamo rimasti nella 66 poi visto il problema tempo, abbiamo deciso di alternare dei lunghi tratti in interstate e vedere soltanto alcuni posti della 66, come ad esempio Flagstaff e Seligman. Proprio in quest’ultimo ci siamo ritrovati in pieno Far West con tanto di saloon e vecchi edifici alla John Wayne. Un’altra cosa fantastica è la massiccia presenza del Harley Davidson che si incontrano da queste parti, siamo entrati anche in un fantastico negozio per Harleyisti, che ci ricordava, in qualche cosa, il negozio Biker’s Corner dei nostri amici Patrizio e Carlo di Perugia.
Vedere le Harley qui fanno un effetto un pochino diverso che da noi, e poi dove si vedono moto con doppio carrello al traino?!?!?
Il pranzo l’abbiamo consumato o meglio divorato, vista la fame, da
Dennys che FINO ad oggi ERA l’amore di Chiara. Ci siamo scofanati un Gold Onion Burger With Onion Rings ed un altro impronunciabile piatto per Chiara fatto di Frittata con dentro di tutto tra cui wurstel, formaggio indefinito e peperoni, veleno per lei, salsiccette, bacon, patate, pancarrè con burro che sembrava andato a male e MARMELLATA… che ci capite voi… questa è nouvelle cuisine.
Il risultato è stato una MEGA indigestione, con giramenti di testa preoccupanti fino a tarda serata e rinfacci vari anche dentro la tenda… tra me e lei sembrava di stare da Dennys.
Alla fine siamo comunque riusciti ad arrivare al Grand Canyon in orario perfetto per il tramonto e sinceramente non ci avremmo mai sperato.
La visione del Canyon… non è descrivibile a parole ne tanto meno a foto, ne avevamo viste tante prima di partire ma quando vi ci trovate davanti rimanete imbambolati senza riprendere coscienza per un bel pezzo.
Tra foto e filmati abbiamo partecipato ad aumentare il miliardo di immagini che già ritraggono questo posto.
La natura qui ha veramente dato il meglio di se.
Arrivati al campeggio dentro il parco nazionale ci ha accolto il Ranger dicendoci che era tutto pieno, ma io fiero, avendo prenotato su internet tutto il soggiorno al parco, gli ho mostrato il ticket e il posto tenda ci è stato subito assegnato.
Come in tutte le cose americane nella piazzola ci sarebbero entrate tranquillamente tre tende oltretutto abbiamo trovato un tavolone con due mega panche, un barbecue e tanto, tantissimo spazio tra un campeggiatore a l’altro, che quasi non riesci a vederti.

Il massacro dell’angelo

Bright Angel Trail, 6 agosto 2006
Sveglia ore 7.00 nella nostra tendina, stavolta nottata regolare, fuso orario preso… forse ci voleva la nostra casetta a farci prendere il ritmo.
Vista la fretta per iniziare il trekking abbiamo fatto colazione al General Store con un muffin alla banana e arachidi, cialdina con uvetta e cannella e caffè americano con latte. Poi abbiamo fatto spesa per la giornata e per la sera, abbiamo in mente di fare una cena con carne alla brace, spighe (alla faccia di nandino!!!) e carotine come contorno. Abbiamo trovato tutto quanto e di più, tipo il burro d’arachidi per fare colazione domattina!!! La carne non costa assolutamente niente, quindi ci siamo presi quattro bei filetti, in compenso ti fanno pagare quattro pezzetti di legna 6 dollari, manco fosse NOCE!!!
Poi iniziamo il trekking, precisamente il Bright Angel Trail, il più famoso, con vari livelli di difficoltà a seconda di dove vuoi arrivare perchè qui al Grand Canyon il trekking si fà al contrario, prima scendi, poi quando sei arrivato e sei già stremato, devi risalire!!!!!!
Ci siamo attrezzati, tipo spedizione, taniche d’acqua, racchette, cappellini, creme, e chi più ne ha più ne metta.
La discesa prometteva bene, ma subito dopo ci siamo resi conto delle distanze e sopratutto del DISLIVELLO in discesa. Non si camminava, calava!!! Al primo stop abbiamo incontrato il ranger che ci ha messo in guardia della difficoltà di arrivare al secondo e terzo stop. Noi dopo un consulto abbiamo proseguito, sembrava che il sole, nel mezzo del canyon con arrivasse a battere.
Invece il sole ha iniziato a battere e più scendevamo più aumentava il caldo, perchè siamo partiti da 2100 metri, la parte alta del Canyon e li il caldo non era assolutamente un problema, forse la fatica dell’altezza si sentiva di più.
Arrivati al secondo stop, eravamo… come dire… COTTI A PUNTINO!!! Sia di fatica che di caldo. Qui il consulto è stato molto più veloce… ci si ferma, si mangia e si risale.
Per arrivare giù avevamo già percorso più di tre miglia 4,8 Km che non sarebbero tanti se non fossero tutti in verticale (ma senza scherzare) e 40 gradi con sole a picco.
La risalita è stata devastante… non voglio nemmeno raccontarla perchè mi viene da sudare anche se ora sono al fresco nel campeggio. Avremo bevuto 10 litri d’acqua, che poi faceva schifo perchè era cloro allo stato puro. Una signora si è sentita pure male,
Arrivati in cima le persone che stavano a guardare il panorama ci squadravano da testa a piedi sapendo che eravamo scesi nel canyon e noi ci siamo sentiti dei veri reduci del Vietnam (o meglio del Gran Canyon).
Stasera per recuperá ci facciamo na bella magnata di ciccia alla brace.

Augh grande capo, siamo Navajo

Monument Valley, 7 agosto 2006
L’alba al Grand Canyon mostra il suo splendore alle 5.30 di mattina, così, sveglia alle 5.00 e via subito per il Mather Point da dove si gode una vista fantastica.
L’atmosfera era da meditazione, silenzio assoluto, nuvole tinte di rosa e poi… eccolo… il sole che spunta da dietro il Canyon ed illumina la vallata, insieme alle altre persone estasiate come noi, sembrava di assistere all’alba di una nuova era… come dire… da film!
Ritorno in campeggio per smontare la casetta e fare colazione con… yum yum… pancarrè, burro d’arachidi con noccioline, marmellata e cappuccino, sempre più americani, tra un po’ inizio a scrivere il diario in inglese.
Oggi la strada da percorrere è abbastanza lunga anche perchè ci siamo prefissati una deviazione verso il cratere di meteorite più grande del mondo, vogliamo vedere come sarà la fine della terra!!!
Da appassionato astrofilo, avevo visto sempre questo sito in molte riviste ma finalmente gli siamo davanti in carne ed ossa. Piccola parentesi o paralisi che dir si voglia, biglietto d’entrata 15 dollari a cranio almeno gli cadesse un altro meteorite sul botteghino.
Il cratere è veramente gigantesco, pauroso, e sconvolgente, è largo più di 1,2 km e profondo quasi 200 metri, immaginate voi che robba.
Poi il fatto che è caduto in mezzo al deserto totalmente piatto ha fatto risaltare ancora di più la devastazione che ha creato. L’impatto con il meteorite è avvenuto circa 46.000 anni fa a 40.000 miglia orari (18 km al secondo).
Poi c’era il museo con tanto di schermi che proiettavano filmati e tante altre americanate simili.
Fuori ci sono dei bellissimi residuati di capsule delle varie missioni Apollo e un muro dove sono incisi tutti i nomi degli astronauti (da non confondere con australiati) che hanno fatto la storia (Americana!!).
Abbiamo poi ripreso la strada per la Monument Valley. Per arrivarci si deve entrare nell’immensa riserva Navajo. Il paesaggio desertico è veramente da far west, sembra che le macchine che percorrono la strada non ci dicano assolutamente niente, mentre ci dovrebbero stare carovane, cowboy e indiani navajo, appunto.
Comunque questi ultimi ci sono rimasti, ed è emozionante incontrare ovunque indiani che ti salutano (con non molta espansività) e mostrano il proprio artigianato dentro delle baracche lungo la strada.
Qui non ti senti più in america ma in territorio navajo come deve essere.
Arrivati vicino la monument valley ci ha beccato un mega temporale, che da queste parti sono famosi per la loro intensità… ci siamo resi conto.
Allora alla ricerca di un posto per dormire che non sia un campeggio per non rimanere fulminati dalle assurde scariche elettriche che vengono giù dal cielo.
La guida parlava di una posto gestito da un indiano navajo, tipo bed and breakfast, ma per ritrovarlo abbiamo patito non poco. A Kayenta le vie si diramano all’infinito su strade sterrate che con il temporale erano diventati pantani.
Poi alla fine l’abbiamo trovato, e c’era anche posto!!!
Ci ha accolto un autentico indiano con capelli lunghi bianchi ed un viso inconfondibile. Qui bisogna rispettare le loro tradizioni ed abitudini, quindi non avere fretta, il tempo non è importante, si tolgono le scarpe per entrare in casa e non si guarda in faccia la persona quando gli si parla.
Dopo esserci riposati un pochino e rimpinzati la pancia con due bei paninozzi preparati la mattina, ci siamo diretti nel salotto con l’intenzione di uscire un pochino, ma il capo di casa, ci ha bloccato chiedendoci se ci piacevano gli Eagles e così a messo su un video con il loro concerto e ci ha offerto birra a volontà… anzi a dire il vero solo a me… non sappiamo bene come considerano le donne, poi è arrivato suo fratello, si è presentato… rigorosamente solo a me e… giù di tequila, come poter rifiutare, è solo che con un panino e due pop-corn, è andata subito in circolo.
Troppo bello, essere a casa dei Navajo ed assaggiare la loro inaspettata ospitalità… speriamo solo che stanotte non tirino fuori l’ascia di guerra!!!

Le Trogloditic’s House

Mesa Verde, 8 agosto 2006
Appena svegliati ci siamo fiondati davanti alla finestra per vedere il tempo… bellissimo.
Allora via colazione e si parte… ma la colazione dei Navajo è veramente abbondante con tutto e di più quindi un bel quarto d’ora lo perdiamo volentieri.
Appena si arriva alla Monument Valley sembra di esserci già stato, sono talmente famosi i pinnacoli del West a causa del cinema che ti viene spontaneo dire… li è dove i pellirossa hanno scacciato…. ecc..ecc..
Il giro prevede un fuoristrada abbastanza fac ile che facciamo con la nostra iper sportiva ribassata pontica G6 GTP, la macchina ideale per lo sterrato.
Arrivati al John Ford Point controlliamo se abbiamo ancora tutti i pezzi a posto.
Da questo punto il panorama è superbo e domina tutta la valle. Ci sono pure gli indiani a cavallo e le signore che vendono l’artigianato.
Comunque nota dolente il sito è manco a dirlo a pagamento, praticamente abbiamo fatto un pass per i parchi nazionali americani e poi già due li abbiamo dovuti pagare perchè sono EXTRA National Park, che truffaldini!!!!
Appena ripartiti ci siamo fermati in uno Store di alimentari per ritirare un po’ di soldi contante e qui ci è venuta l’illuminazione di incarnarci sempre più nella vera vita americana… ci compriamo il cassonetto di polistirolo con dentro il ghiaccio, che puoi comprare ovunque in america non appena ti si squaglia quello vecchio. FANTASTICO, il gelo è durato una giornata intera con la macchina lasciata sotto un sole infuocato e le bibite all’interno erano ghiacciate… chiamali stupidi!!!
Poi è stata la volta di MESA VERDE un sito archeologico di case trogloditiche degli indiani Anasazi (o Asanazi o Azanasi come dice Chiara). La deviazione è stata lunga ma il sito merita una visita approfondita.
Le case sono costruite arroccate sulle rocce della montagna e sono magnificamente conservate. Il tutto è molto pittoresco. Noi abbiamo fatto il giro abbreviato sia per il tempo che per Chiara che non si sentiva bene per via dell’altitudine che non avevamo preso in considerazione 2600 metri… ma quando l’avremo fatta sta salita???
Finalmente stanotte proviamo l’ebrezza del MOTEL in carne ed ossa. Anche questi ormai visti trooppe volte nei film ti aspetti di aprire la camera e trovare il killer o il poliziotto dell FBI con la pistola puntata contro… troppo cinema eh….
Buona notte a tutti.

Tanti archi ma nessuna freccia

Arches NP, 9 agosto 2006
Partiti dal motel ci siamo diretti verso l’Arches National Park, come prima cosa abbiamo cercato il campeggio dove dormire le prossime due notti in posizione strategica tra i due parchi nazionali di Arches e Canyonland.
Moab è un perfetto paesino turistico che sta precisamente a metà distanza tra un parco e l’altro.
Ok, trovato, apriamo subito il nostro set da cucina e ci facciamo il nostro buon cappuccino istantaneo e le altre schifezze varie.
Poi si parte alla volta di Arches NP, per vedere questo parco pieno di meraviglie naturali.
Il tempo da prima clemente, inizia a diventare veramente nero… mahh sarà l’invidia che a Perugia ci dicono che piove tutti i giorni ma noi qui stiamo bene anche senza.
Insistiamo per vedere il parco e ci facciamo il giro che prevede semplici camminate e vari punti di vista… ma… mano a mano che scorrevamo i punti di vista il tempo peggiorava, fino a quando i lampi hanno iniziato a preoccuparci seriamente. Comunque il colore rosso intenso delle montagne di pietra ed il cielo blu scurissimo del temporale avevano creato un’atmosfera veramente drammatica, ma straordinaria, da consumarci la macchinetta fotografica.
Poi però alla fine è arrivata l’acqua.
Vabbè, ci siamo rintanati su di un localino molto carino con tanto di internet point e caffè per rifocillarci.
Il problema dei locali americani comunque è che dentro praticamente fa inverno inoltrato, mentre fuori è pieno deserto, quindi se non sei più che accorto ti prendi prima o poi una polmonite… non Chiara, che al primo sintomo… maglietta, felpina, giacchetto… tutto l’occorrente!!!
Il pomeriggio l’abbiamo passato a bighellonare per i negozi di moab, tra l’arte indiana, antichità ed altro. Piccola parentesi, molti negozi vendono l’arte indiana MADE IN INDIA… vai a reclamare se sei capace!!!
Verso le 18.00 il cielo si è riaperto completamente, presi da un raptus istantaneo di andare a vedere “Delicate Arche”, il più famoso, siamo partiti di corsa nuovamente verso il parco, all’ora del tramonto i colori sono strepitosi.
Non ci siamo resi conto che avevamo poca benzina e qui le distanze sono immense, ormai siamo entrati nella loro ottica e poco diventa 50 – 60 km da fare magari per andare in un posto e tornare subito.
Il paesaggio è stato incredibilmente bello e colorato, ma anche la strizza di rimanere a piedi molta, sta macchina consuma come un carro armato in corsa e non appena ha segnato la riserva la lancetta è completamente morta.
Comunque eccoci qua, stiamo raccontando questo, quindi quel goccio di benza rimasta ci ha riportato al campeggio, speriamo che domattina mi vada in moto.

L’immensità di Canyonlands

Canyonlands, 10 agosto 2006
Iniziamo la giornata con una cosa curiosa. Stamattina abbiamo visto uno dei “poveri” americani che vivono nei camper… avete capito bene, vivono nei camper e spostano ogni tanto la loro dimora. Ho detto poveri perchè era una palese battuta!!! Scordatevi i nostri camper, sono il loro bagno di servizio. Un loro camper medio di aggira sui 8 – 9 metri quando è veramente scarso. L’americano che abbiamo visto aveva un camper-pullman di ben 12 metri con tanto di bagno e cucina che si estendevano da una parete del camper elettricamente. Ma non finisce qui, anzi il bello deve ancora venire… aveva al traino dietro il camper un HAMMER… si avete capito bene… TRAINO e HAMMER!!! Non solo, al seguito, ma non al traino una AUDI TT 3.7 QUATTRO… POVERETTO, vive in un camper!!!!!!
Va beh, a parte questo, solita colazione in camping, e poi via alla scoperta del parco nazionale di Canoynlands.
La giornata di oggi è stata strepitosa, un sole splendente e nemmeno una nuvola… ma in compenso un caldo infernale….
Abbiamo iniziato con Dead Horse Point, un Canoyn ampissimo dove scorre il Colorado e forma uno zoccolo di cavallo. Questo parco è abbastanza selvaggio e non esistono barriere o protezioni lungo i ciglioni dei canyon, quindi risulta ancora più spettacolare, specialmente sporgersi fino al bordo per sentirsi volare nel panorama che spazia all’infinito.
Il parco si può girare parte a piedi e parte in macchina, ed è proprio quello che abbiamo fatto noi.
I sentieri sono stati fatti all’inizio dagli indiani ed i cowboy che portavano al pascolo le mandrie giù dal Canyon fino al Colorado, poi verso gli anni 50 è diventato famoso per le miniere di uranio e quindi le strade erano solcate da camion carichi di questo materiale. Per fortuna dopo la guerra fredda, è stato istituito il parco nazionale ed ora è un posto veramente meraviglioso e le piste che sono rimaste hanno il loro bel fascino.
I trekking da fare sono minuscoli, 1 km, 2 km, 800 metri… ma se li sommi tutti alla fine fanno… fanno e come!!!
Presi dai paesaggi mozzafiato abbiamo camminato sotto un sole rovente per tutto il giorno, fino a quando Chiara si è accorta del colore delle sue braccia… viola scuro!!!
Io non mi sono accorto di nulla, la mia pelle è rimasta come sempre… scura!
Per riuscire a proseguire si è dovuta bardare tipo una mummia egiziana, tutta involtata con una maglia di fortuna… era molto pittoresca.
Alle 16.30 del pomeriggio non ne potevamo più… era dalle 8.00 di mattina che stavamo camminando per i parchi, così decidiamo di andare a PRANZARE… si alle 16.30… non avevamo fatto i panini per la fretta di arrivare presto al parco per godere della luce mattutina.
Ci siamo rintanati nel localino messicano di ieri, e come ieri, ottimi pasti e bevande gratis… ti portano in continuo da bere e non lo paghi… FORTE!!!
Poi ci siamo collegati ad internet per leggere i messaggi e vedere le notizie… ma sulle notizie di oggi meglio “SORVOLARE”!!!!
Stasera ci stiamo godendo dal campeggio le stelle cadenti… pensavo fossero solo da noi il 10 agosto… hihihi…ma come sempre ne vedi due di botto all’inizio, poi stai due ore con il torcicollo a guardare in su e non ne vedi più una.
Ora vi lasciamo che andiamo a letto subito, domattina la sveglia suonerà alle 5.00 in punto, abbiamo tanto strada da fare.

L’acqua ed il mal di montagna

Bryce Canyon, 11 agosto 2006
La sveglia stamattina è stata veramente indecente… 5.00
Siamo partiti alle 6.00 tra mettere a posto la roba e andare al bagno.
La prima colazione l’abbiamo fatta per strada in un localino che sembrava uscito da Happy Days, mancava solo Fonzie…
Ripresa la strada ci siamo pappati solo 450 km per arrivare al Bryce. Diciamo che è stata veramente dura guidare su queste strade completamente dritte che passano solo zone e desertiche e con un sonno di due che si sono svegliati alle 5 di mattina.
Alla fine ce l’abbiamo fatta, ma all’arrivo ci ha atteso un bel temporale che non ci ha abbandonato fino alle 18 di sera.
Oltretutto abbiamo scoperto che Chiara soffre molto il mal di montagna e oggi è stata veramente di cacc…
Sembrava un bradipo, le girava la testa e non aveva le forze per fare nulla. Da queste parti l’altitudine non la noti perchè è tutto sviluppato in un altipiano incredibile, siamo comunque a 2500 metri.
Abbiamo comunque trovato il campeggio, superbo, piantato la tenda molto bene per via del temporale e ci siamo riposati nella speranza che a Chiara passasse tutto.
Infatti dopo una dormita di un’oretta tutto era a posto. anche il tempo, stava uscendo il sole, allora via, si va a vedere il bryce Canyon e a fare il Navajo Loop Trai, un trekking che scende nelle gole di questo canyon.
Di tutti i posti che abbiamo visto, questo è quello più spettacolare. Il trekking poi è letteralmente mozzafiato. Il Canyon formato da mille guglie, sembra una gigantesca costruzione gotica a cielo aperto. I colori poi variano dal giallo, arancione, rosso e viola intenso, incredibile.
La discesa in fondo al canyon lascia a bocca aperta, ci si trova immersi in questi pinnacoli altri oltre 80 metri e grotte naturali di mille colori.
Chiara è riuscita a fare il trekking al completo, pure nello “stato” bradipo.
Siamo poi ritornati al nostro campeggio, il più bello in assoluto fino ad ora visitato, immerso in un bosco fittissimo e con il tramonto tra gli alberi che che aveva colorato tutto quanto di rosa intenso.
Abbiamo acceso il fuoco, ma non per cucinare o per compagnia, ma perchè qui stasera è un freddo polare. Siamo accampati a 2500 metri con un’umidità incredibile (si bagna tutto e subito) e con 9 gradi!!!!
Cenetta all’italiana con pasta ai funghi, bruschetta (il fuoco….) con l’olio gentilmente offerto dall’oleificio di “NANDINO” e finalmente FRUTTA!!!!
Domani se il tempo è sereno andremo a vedere l’Antelope Canyon, di nuovo nella riserva dei Navajo e poi speriamo di stare finalmente a sguazzo al Lago Powel.

Le meraviglie della luce e dell’uomo

Lake Powell, 12 agosto 2006
La notte in tenda è stata fantastica, il risveglio un pochino meno. Dentro la tenda tutto ok, la nostra casetta è abituata a posti molto ma molto peggiori, fuori c’erano 5 gradi con una umidità che non avevo mai visto prima. Sono andato a prendere la macchina fotografica che avevo nello zaino e non funzionava!!!! Mi è preso un colpo, invece poi ho capito che era per via di questa assurda umidità che si forma a causa del fatto che siamo in pieno deserto a 2500 metri e tra il caldo di giorno e il gelo di notte, qui evapora tutto quanto…
Comunque imperterriti abbiamo fatto colazione all’aperto imbacuccati come al polo nord (e lo sappiamo bene come ci si imbacucca al polo nord, ci siamo stati!!!!).
Partenza per il lago Powell ma sopratutto per riuscire ad arrivare tra le 11 e le 14 all’Antelope Canyon, ora in cui la luce penetra nelle profonde gole e crea dei giochi di luce strepitosi.
Lungo la strada ci siamo voluti fermare a tutti i costi in uno dei mille negozietti “ANTIQUES” che incontravamo. Qui, come dice appunto il nome, vendono oggetti di antiquariato americano. Non è che uno viene in america per visitare questi negozi, ma se uno viene in america DEVE ASSOLUTAMENTE vederli, altro che visitare i musei.
C’erano dei lampadari bellissimi fatti con le corna intrecciate dei cervi o con le ruote dei carri (abbiamo tanto pensato a due persone a caso che stanno arredando casa in stile west usa).
Purtroppo ti viene voglia di riportare tutto, quindi o tutto o niente…. NIENTE!
Oggi il caldo è tremendo, un sole implacabile, del resto siamo sempre in pieno deserto.
Arrivati al lago Powell visitiamo l’immensa diga che ha consentito la creazione di questo lago, ebbene si, si tratta del secondo più grande lago artificiale degli stati uniti, ed è così bello che pensi sia qui da un milione di anni, invece che 17!!!
La diga fa paura, è gigantesca e sicuramente da corrente a buona parte dello Utah.
Il lago è di una dimensione incredibile, una volta, prima della diga, c’era solo un piccolo fiume che scorreva dentro un grandissimo canyon, ora il canyon si è riempito d’acqua e ha formato un lago veramente spettacolare, sopratutto dal punto di vista morfologico. Ci sono insenature, piccole isole che spuntano qua e la, colori incredibili e panorami mozzafiato.
Qui come sempre gli americani esagerano, li vedi scorrazzare per strada con al traino certe barche da sceicchi (da americani anzi!!). Abbiamo visto anche un camion che trasportava una casa galleggiante… mahhhh!!!!
Dopo la prima vista del lago, ci siamo dovuti fiondare all’Antelope Canyon, anche perchè eravamo in perfetto orario, il sole era infuocato e c’erano tutte le carte in regola per una buona riuscita della visita.
L’entrata al parco ci è costata 6 dollari a testa. Va beh, è territorio Navajo e qui gli americani non c’entrano, quindi non si può usare il pass. La cosa che però ci ha fatto girare un pò i palloncini è che hanno voluto 15 dollari a capoccia per portarci con le jeep fino all’entrata delle gole… per carità la strada è brutta ma 30 dollari in due.
Ci siamo rincuorati della spesa solo dopo la visita al canyon.
L’entrata è spettacolare, una frattura in una parete in mezzo al nulla, un deserto totale, sembra quasi l’ingresso a Petra in Giordania.
Dentro siamo rimasti folgorati dalla stupenda bellezza del posto e dai fantastici giochi che il sole riusciva a creare penetrando da piccolissime fessure in alto fino al fondo del canyon, quindi abbiamo capito l’importanza dell’orario. Tra telecamera e macchina fotografica ci sono venuti i crampi alle dita per spingere i bottoni.
L’immagine più spettacolare di tutte è stata in un punto dove un fascio di luce, nel vero senso della parola, colpiva una roccia, sembrava una cosa finta da quanto era spettacolare.
Il ritorno con le jeep è stato quanto meno, movimentato, abbiamo trovato un autista indiano un po VELOCE!!! C’erano dei saltelli che prendeva a tutta tavola, ci mancava di dare le capocciate al soffitto. Questa scena mi ha ricordato molto il film di Jackass quando si fa il tatuaggio dentro l’Hammer in fuoristrada, beh se non conoscete il film rincuoratevi, Jackass è un film solo per grandi intenditori……
Ok, torniamo in macchina e appena accesa ci segnala che c’è poca acqua nel radiatore… almeno penso… allora apro il cofano e controllo…. AAAAAAAHHHHHHH ora ho capito perchè sta pompa di macchina beve così tanta benzina, è un 3900 6V, ma dico io, che senso ha fare macchine così grosse quando camminano come quelle piccole, uno sfregio allo spreco dell’energia nel mondo.
A pranzo (ore 15.30) siamo andati ad un Mac Donald, una sciccheria.
Con la panza bella piena di schifezze, dovevamo scegliere tra una rilassata spiaggetta nel lago o un piccolo trekking nel deserto fino ad un punto di vista selvaggissimo con scogliere a picco altre oltre 300 metri. Indovinate???
Abbiamo preparato le borracce, cappellini, e tutto l’occorrente per… incamminarci nel deserto!!!
La faticata è stata largamente ricompensata dal posto visitato, da consigliare solo ed ASSOLUTAMENTE solo a chi NON soffre di vertigini.
Il posto si chiama Horseshoes Bend
Ripresa la strada, piano piano ci avviciniamo a LAS VEGAS la meta di domani sera.
Ci siamo fermati a dormire in un campeggio in un paesino veramente da far west con tanto di ranch e arene per i rodei. Qui la gente va in giro con i cappelli da Cowboy e gli stivali, ma non per i turisti…
Stasera abbiamo deciso di farci una cenetta messicana, siamo andati a prendere tutto l’occorrente per cucinare… speriamo solo di riuscire a cenare… è più di un’ora che stiamo a guardare la lavatrice automatica che lava e sono le 21.30… mmmmhhh….

Lo shock dell’arrivo a Las Vegas….

Las Vegas, 13 agosto 2006
Stamattina ci siamo concessi qualche ora in più di sonno, oggi è una tappa di trasferimento per andare a Las Vegas. Comunque per non sprecare il nostro prezioso tempo abbiamo deciso di visitare in mattinata fino al pomeriggio lo Zion National Park.
Ripreso il viaggio on the road, siamo subito entrati nel territorio dello Zion, qui a differenza degli altri parchi della zona che sono formati soltanto da canyon, ci sono montagne, vallate, cascate, fiumi, e naturalmente canyon.
Abbiamo percorso un sentiero di 3 chilometri che portava ad un punto panoramico molto suggestivo, su tutto l’anfiteatro montuoso dello Zion, il sentiero l’avevamo preso alla leggera invece si è rivelato abbastanza impegnativo.
Abbiamo conosciuto una signora che ci ha sentito parlare italiano ed ha attaccato bottone… era brasiliana sposata con un’italiano che viveva a Los Angeles, poi rimasta vedova si è risposata (avrá avuto più di 70 anni) con un portoghese, ed ora vive a Las Vegas… poi ci ha raccontato che è stata 18 volte in italia, Perugia la conosce e meglio di noi… insomma come avrete capito ci ha raccontato tutta la sua vita.
La signora ci aveva rasserenato sulle temperature di Las Vegas, la quale sorge all’inizio della Death Valley… ci ha detto… è caldo ma è secco e quindi non si suda… mahhh sarà…???
Presa la direzione Las Vegas abbiamo visto cambiare istantaneamente il paesaggio… da un pochino verde a tutto giallo… DESERTO TOTALE.
Lungo la strada ci siamo fermati a mangiare, avevamo ancora le nostre tortillas da fare con la mozzarella quindi siamo andati alla ricerca di un posto dove poter accendere il nostro fornellino. Eccolo, trovato!!! In pieno deserto, circondati da alberi di joshua, potevamo anche non usarlo il fornellino, cinque minuti al sole le torillas si sarebbero cotte.
Il pranzetto è stato veramente ristoratore, il caldo no, quindi ripartiamo subito con l’aria condizionata a palla, fuori segna 41 gradi.
Arrivati nei pressi di Las Vegas, il primo impatto shokkante… deserto e mondo intero, ti vedi da lontano questa assurda città costruita nel bel mezzo del deserto, con alberghi altri 30 o 40 piano di tutte le forme, la torre dello stratosphere alta 375 metri, un insieme di tutto, che più non si può.
Per fortuna il navigatore, ci sono un milione di strade, tipo Los Angeles, noi imbocchiamo subito Las Vegas Boulevard, detta anche lo Strip… per ovvi motivi di come rimangono i giocatori dopo una serata.
D’ora in poi è un susseguirsi di commenti sconvolgenti pronunciati rimanendo a bocca aperta. Gli hotel, se così si possono definire, sono incredibili, giganteschi e fantascientifici.
Praticamente sono delle città che contengono tutto, quasi che le camere siano un di più, ci sono negozi, casinò, auditorium, sale cinematografiche, ristoranti, spa, piscine, e tutto quello che vi viene in mente mettetecelo.
Questo posto inizia ad inquietarti da quanta megalomania c’è.
Dopo 6 km di mega alberghi arriviamo al nostro… assurdo!!!!
Si chiama LUXOR, ed è ambientato nell’antico Egitto, si, qui ogni albergo ha una sua ambientazione.
La struttura ti fa rimanere di stucco, è la ricostruzione a grandezza naturale della piramide di GIZA in Egitto, ne più ne meno, con le stanze tutte oblique lungo i vetri della mega piramide… 4400 camere!!!
Parcheggiamo ed entriamo… all’entrata c’è la sfinge… indovinate, ne più ne meno che le dimensioni reali, con all’interno le corsie per le macchine per parcheggiare e scendere i giocatori.
Poi l’obelisco, alto come la piramide, esatta ricostruzione di quello che c’è in Francia. Ora viene il bello, la hall, è assolutamente spaventosa, l’intera piramide si vede per tutta la sua dimensione internamente, abbiamo letto che nella hall c’entrerebbero 9 boeing 747, è la hall più grande del mondo, del resto è il 3 albergo più grande del mondo.
Le camere si vedono tutte quante, poste ai lati della piramide alta oltre 28 piani!!!
Per fare il check-in (si avete capito bene, come all’aeroporto), abbiamo fatto un’ora di fila… capite 4400 camere.
Poi ci spiegano con una cartina come arrivare alla nostra camera… sembra facile…. SEMBRA!!!
Prendiamo i bagagli e ci perdiamo in mezzo alle slot machine… ce ne sono a migliaia (esattamente 2200), il problema è che ci perdiamo letteralmente, non riusciamo a trovare gli ascensori per le camere. Il rumore delle slot è assordante un tormentone, ci sono i tavoli da gioco strapieni ed ovunque ti vuoi spostare all’interno dell’albergo devi passare per forza in mezzo alle slot machine. Poi iniziamo a capirci qualche cosa, e troviamo la scritta INCLINATOR 3… INCLINATOR???? Ma non era ELEVATOR, no qui non ci sono gli ascensori ma gli inclinatori!!! Prendiamo l’inclinator e ci rendiamo conto che sale verso il 20 piano (è li la nostra camera) in modo obliquo e non dritto, è una sensazione assurda, ti senti spostare da un lato per salire e da un altro per scendere, del resto le pareti della piramide sono oblique.
Usciti dall’ascensore si ha una vista di tutto l’hotel magnifica, si vede tutto dall’alto ma ti rendi conto che sotto a te non ci sono le camere come su una costruzione normale ma il vuoto.
Preso possesso della camera, una mini suite, andiamo alla scoperta del nostro albergo. C’è un piccolo casinó di oltre 11000 mq, oltre 15 ristoranti, diverse discoteche, cinema, sale imax e teatri, cinque piscine alcune con idromassaggio, un museo con resti originali dei reperti dell’Egitto, tantissimi negozi di tutti i tipi, aloni di bellezza e spa, vi basta… sicuramente abbiamo dimenticato qualche cosa.
A Las Vegas ti rendi veramente conto dei soldi che girano al gioco… una tonnellata, ma vedi anche quanti malati ci sono… una tonnellata.
Ci sono slot machine per tutti i gusti, da un centesimo a 100 dollari a botta, da quelle che vinci poco, a quelle che vinci una BMW Z4 o milioni di dollari (????), dopo poco inizi a odiare, almeno noi, fanno un casino infernale… forse da qui la parola casinò…
Poi prendiamo una navetta su monorotaia lussuosissima, che ci porta verso un altro albergo… attaccato, praticamente hanno fatto una navetta per fare trasferimenti tra tre alberghi adiacenti, uno attaccato all’altro, una corsa di 100 metri… che senso ha, nessuno!!!
L’altro albergo è il mandalay bay, un gigante anche questo, tutto in stile indiano, con tanto di piscina con sabbia naturale e vegetazione tipo foresta pluviale, vorrei ricordare che siamo in pieno deserto.
Poi l’excalibur un hotel con tanto di torri tipo re artù, dentro è veramente fiabesco.
La cosa che sconvolge è la minuziosità con cui ricostruiscono i minimi particolari.
Siccome eravamo affamati e stanchi siamo tornati nel nostro regno d’Egitto per papparci uno dei famosi buffet di Las Vegas, precisamente il Pharaon’s buffet ovvero il buffet del Faraone.
Già l’ambientazione è degna di un film, si mangia in uno scavo archeologico tipo indiana jones con tanto di sfingi, sarcofagi e attrezzi per gli scavi, bellissimo.
Poi non parliamo della quantità di cibo… una cosa vergognosa e di una qualità da 5 stelle. Ti viene voglia di assaggiare tutto, ma è impossibile, ci saranno un centinaio di piatti diversi, e tu puoi prendere tutto quanto e quando vuoi, e bevande fino a scoppiare. Chiara ha mangiato tantissimo ed io dopo il terzo dessert, avrei voluto vomitare tutto.
Con le panzotte piene da fare schifo siamo andati alla scoperta dello strip, la via principale.
Ci siamo imbattuti per iniziare nel NEW YORK NEW YORK un albergo che ricostruisce una parte di Manhattan con Statua della libertà il ponte di brooklyn e altro, dentro oltre al solito casinò una marea di locali in stile newyorkese, come il bar con le ragazze del coyote ugly, con tanto di ragazze che ballavano come nel film.
In mezzo ai grattacieli dell’albergo hanno costruito una montagna russa che passa davanti alle camere degli ospiti a oltre 110 km all’ora, incredibile.
Poi siamo andati all’MGM, un vero tempio, costato 1,4 miliardi di dollari.
Ci siamo resi conto di quanto tengano alta l’aria condizionata, una pazzia, da dentro a fuori c’è un dislivello termico assurdo, ricordiamoci che fuori è deserto con una media di 41 gradi…
Tutto è progettato per far rimanere la gente dentro i casinò, appena entri non trovi più l’uscita, non è segnalata e ti perdi sempre (testato), al fresco poi si sta meglio, ti danno da bere gratis, le musiche e i colori ti abbagliano, ovunque vuoi andare devi fare la gincana tra le slot machine, dice che spendano più per consultare psicologi che altro.
La serata è finita in una sala giochi futuristica, con simulatori che sembravano fatti venire dal futuro, chissà perchè i proprietari del locale erano tutti giapponesi???
Finalmente a nanna, siamo cotti ma ancora ci siamo trattenuti dalle slot machine, abbiamo giocato due dollari, vinti 1,50 e subito ripersi… troppo???

Las Vegas, a tutto divertimento…

Las Vegas, 14 agosto 2006
Sveglia tipo sceicchi con vista di Las Vegas dal 20 piano, oggi giornata interamente dedicata allo spasso più sfrenato.
Stamattina niente buffet per colazione, ancora dobbiamo digerire la cena, quindi si parte subito con il fresco (40 gradi alle 9 di mattina) a piedi lungo lo strip, lungo circa 6 km sola andata.
L’uscita dall’albergo è stata drammatica, il rumore delle slot machine alle 9 di mattina è un incubo, ma di più lo è vedere persone intente a giocare a pieno ritmo, secondo noi sono rimaste li tutta la notte… Las Vegas non chiude mai.
All’inizio abbiamo ripercorso la stessa strada della sera fino all’MGM per poi arrivare al primo starbucks per fare colazione, qui ci siamo ricordati che siamo nel regno dei soldi 14 dollari per due caffè latte e due paste, alla faccia!!!
Poi la prima tappa, forse la più attesa da Chiara, il mega store delle M&M’s… L’M&M’s World, un vero tempio dedicato a queste cioccolatine con l’arachidi. Dentro c’era di tutto di più un mega negozio, più di quattro piani, oggettistica di qualsiasi tipo, cioccolate a non finire, gli occhi ti si riempivano di colori, principalmente giallo e marrone… in più all’interno un cinema che proiettava pubblicità in continuo, demenziale al massimo.
Abbiamo passato tanto tempo qui dentro (troppo per me) per la gioia di Chiara.
Poi lo stesso megastore della Coca Cola, sorvolato alla grande.
Eccoci arrivati al primo dei mega hotel da visitare, l’aladin, un albergo che ricostruisce perfettamente lo stile orientale delle mille e una notte… immenso… no, non è la parola giusta infinito.
Sorvolato il casinò che non ci interessa, ci siamo fiondati al desert passage, un viale lungo più di 600 metri l’interno dell’albergo che contiene oltre 200 negozi, ristoranti, esposizioni d’arte, ecc…
Ma il bello deve venire.
Ricordate il film The Truman Show, dove Jim Carey viveva in un mondo totalmente ricostruito, compreso il cielo, non ci crederete a parole, ma noi abbiamo vissuto la stessa identica esperienza, qui la mente ti và fuori uso.
Sopra di te un cielo altissimo con le nuvole che sembrano muoversi, il tutto con la luce della sera, i negozi con le luci soffuse, la ricostruzione dei palazzi dei maraja, il profumo sparato nell’aria di essenze di oriente, il venticello ed il fresco della sera e ad un certo punto il temporale,con la pioggia vera, i lampi ed i tuoni.
Fuori sono 42 gradi, ma non ti rendi più conto, ASSOLUTAMENTE, anzi stai così bene, che ti dimentichi che sei al chiuso, una cosa bellissima e terrificante al tempo stesso.
Lungo le vie ci sono risciò che ti portano a spasso, piazze con grandi bazar, negozi di paglia, venditori ambulanti, una cosa PAZZESCA!!!
Ci siamo mangiati qualche cosa su un ristorantino con tavolini all’APERTO (????) con il venticello della sera, idilliaco!!!
Poi è giunta l’ora di uscire… uno shock totale, non vi immaginate, volevamo rientrate ma ci siamo fatti coraggio.
Il successivo è stato il Paris, indovinate, appena arrivati l’Arc De Trionfe, più piccolo, ma identico in tutto e per tutto, ma la cosa strabiliante la Torre Eiffel, alta più della metà dell’originale, e manco a dirlo identica. si poteva salire ma lo lasciamo agli americani, noi siamo stati su quella vera!!!
Qui c’è un teatro tipo il Mouline Rouge, dove fanno spettacoli identici, con tanto di pubblicità con ragazze a chiappe in vista in formato 10 x 20 piani del grattacielo dell’albergo.
Siamo entrati a vedere l’interno, qui ci ha colpito il casinò veramente carino, costruito in pieno stile ville lumière.
Proseguiamo il nostro pellegrinaggio sotto il sole cocente e tutte le volte non vediamo l’ora rintanarci in qualche hotel e loro non vedono l’ora che uno lo faccia.
Poi eccoci arrivati al mitico Venetian, l’albergo più incredibile di tutti, ed il più lussuoso, 3000 suite, con mega suite da 745 mq.
La torre, il canal grande, Piazza San Marco, il ponte dei Sospiri, il ponte di Rialto, c’è tutto.
Il canale che scorre per tutto l’albergo è lungo 500 metri, e passa sia fuori che dentro l’albergo, ci sono i gondolieri, con tanto di gondole che cantano canzoni italiane mentre portano a spasso i turisti.
Anche qui l’attenzione per i particolari fa veramente pensare che abbiano spostato Venezia da questo parti, pensate che i marmi con cui è costruito l’albergo sono tutti provenienti dall’Italia, 4000 tonnellate!!!! Ma qui non si bada a spese, questa città è costata 2 miliardi di dollari!!!
Anche qui entriamo, saltiamo di netto il casinò e ci tuffiamo nel Canal Grande Shopping, e giù di nuovo in THE TRUMAN SHOW, stavolta a Venezia.
Stessa cosa, cielo all’imbrunire, profumi, vento, luci, una cosa indescrivibile a parole, foto o video, bisogna solo provarla.
Passeggiamo lungo il canale, tra negozi ristoranti all’aperto (?????), personaggi in costume storico, artigiani italiani che disegnano le maschere tipiche di Venezia, ponti, gondolieri.
Abbiamo visto anche gli sposi sulla gondola bianca che si erano appena sposai (a Las Vegas, tipico).
Poi arriviamo a Piazza San Marco, al chiuso ma all’APERTO, una sensazione folle, sembrava di stare, una serata di primavera in piazza San Marco.
Pensate che ci sono 3000 piccioni addestrati che ogni 30 minuti volano per la piazza!!!
Usciamo da Truman Show e ci dirigiamo… verso Treasure Island, passando per The Mirage.
L’abergo di Trasure Island è appunto ambientato nel mondo dei Pirati, L’isola del Tesoro. Fuori dall’albergo ci sono due navi dei pirati ancorate in mezzo all’acqua di una baia dei caraibi, perfettamente ricostruita. Dalle 7 di sera ogni ora c’è uno spettacolo al quale assisteremo.
Siccome non ne avevamo abbastanza di camminare (oltre 6 km solo nell’esterno, lungo lo strip) abbiamo visitato il vicino Tha Las Vegas Fashion Show, una specie di megastore con un numero infinito di negozi, posto su di un’architettura tipo disco volante obliquo, nulla di normale, sempre tutto assurdo.
Dentro abbiamo girato come matti, ed abbiamo incominciato ad accusare un dolore lancinante ai piedi, specialmente Chiara, partita con le infradito… tanto è caldo, ti pare di mettere le scarpe da trekking… le ha rimpiante…
Via subito a vedere lo spettacolo dei Pirati. Lo spettacolo è stato corto 15 minuti ma incredibile, le navi che si spostavano, si affondavano, i cannoni sparavano fiammate e schizzi d’acqua ovunque, fino all’incendi sulla nave, incredibile con fiamme altissime. Ci aspettavamo una cosa tipo disneyland, invece qui a Las Vegas dove regna il gioco d’azzardo, i soldi e la prostituzione, gli show non sono proprio per bambini, diciamo che i costumi dei ragazzi e delle ragazze sono ridotti al minimo… va beh dai fa un caldo!!!!
Finito lo spettacolo iniziamo la lenta ed inesorabile discesa dello strip verso il nostro albergo, ancora una meta quasi irreale vista la lontananza.
Passiamo al Ceasar Palace, ricostruzione dell’impero romano… anche se dice che non lo è, a noi è sembrato in assoluto l’albergo più esagerato di tutti, non finiva mai, aveva come gli altri, una zona shopping bellissima, immersa in un colosseo ricostruito in ogni minimo dettaglio architettonico con tantissimi mosaici VERI!!!
Siamo scappati perchè dovevamo andare a visitare il BELLAGIO, l’hotel dove hanno girato OCEANS ELEVEN. Un complesso lussuosissimo, ispirato all’omonimo località del lago di como, con tanto di ricostruzione di lago artificiale di tre ettari (siamo in pieno deserto!!!), una cosa da film di fantascienza.
Qui abbiamo assistito allo strabiliante spettacolo delle fontane danzanti e luci in mezzo allo splendido lago e con la bellissima musica di Elton John, Candle in the Wind… uno spettacolo da fare venire la pelle d’oca, ahhh quello che fanno i miliardi!!!!
Piano piano abbiamo fatto ritorno verso il nostro albergo, letteralmente lessi, dovevamo ancora cenare, erano le 21, e così abbiamo detto facciamo un salto in camera ci rinfreschiamo e poi a cena… si come no ci siamo appena stesi sul letto che siamo crollati, mi sono risvegliato alle 2 di notte ancora vestito ho svegliato Chiara, anche lei vestita ci siamo svestiti e siamo andati a letto come due persone normali… QUESTA E’ LAS VEGAS!!!!

Il vero ferragosto a 48 gradi!!!

Death Valley, 15 agosto 2006
Risvegliati dal profondo sonno di ieri sera, ci siamo accorti da avere una voragine nello stomaco, praticamente da ieri avevamo fatto poco più che colazione… come colmare tutto ciò… al Pharaon’s Buffet versione colazione.
In parole povere stessa cosa della cena, io sono uscito da colazione che mi veniva di nuovo da vomitare… bene starò a posto fino domani mattina.
Fatto il check-out della camera, prendiamo la macchina e ci dirigiamo verso la morte…. ooppss, la valle della morte, ma praticamente è quasi la stessa cosa.
Piano piano che i chilometri diminuivano verso la Death Valley, proporzionalmente i gradi aumentavano, fino a raggiungere i 48 gradi centigradi a Zabriskie Point, un punto panoramico che domina tutta la valle… il problema una piccola camminata di 15 minuti.
Una stupidaggine a dirsi una tragedia a farsi. Per fortuna tirava un po di vento… a 50 gradi!!! Gli occhi mi scoppiavano e mi hanno iniziato a lacrimare, il vento tirava folate brucianti nel vero senso della parola, la plastica della custodia della macchina fotografica, aveva iniziato ad ammorbidirsi e la suola delle scarpe si stava infuocando, sembrava di camminare sui carboni ardenti…. SCAPPIAMO!!!!
Abbiamo fatto le foto e via in macchina… ma mi sono chiesto, come faranno le gomme a resistere a queste temperature. Ho solo provato a toccare il catrame che mi sono ustionato… poveri noi come faremo, dovremo ricoprire le gomme di FOILLE!!!
Ripartiamo ed i segnali per strada ci dicono di non accendere l’aria condizionata per non surriscaldare il motore… ok va bene, ma così ci surriscaldiamo noi… va beh, siamo duri e terremo duro, quindi dopo poco l’abitacolo è pronto per infornare le pizze.
Ogni tanto si incontrano piazzole con la scritta RADIATOR WATER (acqua per radiatori)…. tutto un dire.
A parte l’inospitalità estrema ed il forte mal di testa scoppiato ad entrambi per il caldo, il paesaggio e da altro pianeta… bellissimo.
Ad un certo punto vediamo anche dune di sabbia altissime… un miraggio del nostro precedente viaggio??? No, sono proprio dune, assurdo!!!!
Alla fine ce la facciamo, scampiamo da questa valle della morte.
Ci ritroviamo subito ai piedi della catena montuosa della Sierra Nevada con le cime piene di NEVE.
Allora iniziamo a dare di testa!!! La valle della morte appena finita con 50 gradi e difronte la Sierra Nevada con la neve… rinunciamo a volerci capire…
Ci fermiamo in un paesino vero Far West, dove John Wayne a girato la maggior parte dei film, ceniamo in un locale tipo saloon, io ancora non ho fame dalla colazione, ma qualcosina dovremo mangiare.
La cosa buffa della serata è che il signore gentilissimo e buffissimo del locale prima di servirci da una capocciata incredibile su di un vecchio telefono d’arredamento e viene a servirci senza accorgersene con sbrego in fronte e sangue, una cosa da film!!! Poveretto non c’era molto da ridere ma la scena ci ha fatto sbellicare.
Poi a nanna in un campeggio a pagamento vicino ad un lago, con solito pagamento tramite cassettina e busta, ma stavolta abbiamo deciso di protestare e campeggiare senza dargli na lira, i bagni fanno schifo… ci manderanno il conto in italia

Yosemite, il grande freddo…

Yosemite, 17 agosto 2006
Oggi tappa tranquillissima di solo trasferimento.
Partiamo senza pagare il campeggio, per protesta… dopo pochi chilometri una volante della polizia a sirene spiegate ci si mette dietro e ci fa segno di accostare, ma come, per un cavolaccio di campeggio tutto sto casino. Accostiamo e ci sorpassa a tutto gas…. praticamente voleva solo passare…. ehhhh la coscienza sporca!!!
Oggi dirigiamo verso Yosemite, sono molti chilometri e tutte di strade di montagna, passiamo per Tioga Pass a 3100 metri.
Purtroppo anche oggi l’altitudine si fa sentire per Chiara, e oggi molto di più, va beh, ora lo sappiamo e quindi dopo un’oretta tutto passa.
Ci fermiamo in diversi campeggi vicino l’entrata del parco ma sono tutti pieni. Un signore molto gentile ci dice che se non troviamo nulla possiamo dividere il suo posto tenda e piantare la nostra vicino alla sua, questi sono gli americani.
Ok rincuorati di cio ci dirigiamo verso l’entrata del parco per fare provviste nel primo negozietto incontrato.
Torniamo al campeggio ed incontriamo il ranger che ci dice se avevamo prenotato, oohhhh che fortunaccia, ora vai a spiegare che dividiamo il posto con un altro.
Invece ci dice THIS IS YOUR LUCKY DAY, questo è il vostro giorno fortunato, praticamente stacca un foglietto appena attaccato all’entrata che diceva che il posto numero 12 era pagato ENJOY!!!
Che gran cul… una piazzola meravigliosa (la foto è da dentro la tenda).
Bellissimo… se non fosse per il freddo… ci credo dormiamo in tenda a 3000 metri tondi tondi con un vento implacabile e tanta neve intorno. Siamo solo preoccupati per i sacchi a pelo, non abbiamo pensato di portare quelli invernali… ce la faremo… si… ma come non si sa!!!
Prima di andare in tenda stiviamo tutto il cibo negli appositi contenitori anti orso… Chiara è preoccupata, ha detto che stasera non beve niente per non dover alzarsi di notte per andare al bagno!!!

La natura incontaminata dello Yosemite.

Sonora, 18-19-20 agosto 2006
BBBRRRRRR è l’espressione di tutta la notte con in più l’ansia per gli orsi, insomma una nottatina a modo.
Appena uscito dalla tenda note che tutto intorno è… GHIACCIATO, la macchina, l’erba, l’acqua… ma stanotte quanti gradi ha fatto, meglio non saperlo.
Ci scongeliamo con una tazza di cereali e PANNA, ebbene si, ci siamo sbagliati ed invece del latte abbiamo comprato una busta di panna, meglio, più calorie, oggi ci vuole una centrale nucleare per darci energia.
Partiamo quindi per il parco, una meraviglia dopo l’altra, un paesaggio fantastico con pareti di granito altre 700 metri a picco dove free climber i cimentano in imprese impossibili come scalare il famosissimo EL CAPITAN, maestoso.
Le cascate che cadono per centinaia di metri sono maestose e poi le Sequoia giganti, piante con il fusto di un diametro fino a 12 metri ed alte fino 80 metri.
Immerso in questa natura incontaminata, con animali in completa libertà di senti veramente al settimo cielo.
Ci facciamo una piccola arrampicata anche noi, per risalire una cascata, un’esperienza bellissima, con gli schizzi dell’acqua che rinfrescano la fatica dell’ascesa.
Dopo tre giorni di trekking allo Yosemite decidiamo di avvicinarci a San Francisco, anticipiamo la nostra visita per goderci un pò di meritato riposo nella West Coast, a crogiolarci con il sole dell’oceano.
Stasera abbiamo trovato per dormire un BB carinissimo, un po dispendioso, ma dopo due notti un pò così e sopratutto gratis, abbiamo deciso di concederci pò di lusso.
Il navigatore ci ha trovato questo BB, arrampicato in cima ad una collina, assolutamente non segnalato. La signora incredula ci ha detto che la residenza è solo per conoscenti che prenotavano ma è stata contentissima di ospitarci… i primi italiani… FINALMENTE!!!
Poi la bellezza del posto e della struttura ci ha fatto capire perchè era una cosa riservata solo ai conoscenti.

Una giornata da veri americani…

Jamestown, 20 agosto 2006
Abbiamo dormito come due pasciá, una vera lussuosità genuina.
Le due signore del BB ci hanno preparato una colazione coi fiocchi, c’era di tutto e di più, tutto fatto in casa. Dopo un rapido consulto con Chiara abbiamo deciso di trascorrere un altra notte in questo magnifico BB e di rilassarci vedendo i dintorni della zona, siamo nella GOLD COUNTRY, dove è nata la corsa all’oro.
Dopo colazione Mary e Chris gentilissime ci coprono di cartine della zona indicandoci le cose più belle da fare, poi ci riempiono con quelle di San Francisco, dicendoci i giri da fare l’indomani, ci fanno utilizzare il loro portatile per internet, ci telefonano loro all’albergo per le prenotazioni di domani, insomma non gli possiamo veramente chiedere altro.
La cosa buffa è stata quando gli abbiamo fatto vedere il nostro sito internet… sono letteralmente impazzite, poi non vi dico quando hanno visto le foto della loro camera in tempo reale (della sera prima), ci avranno fatto cento mila complimenti.
Chris ha subito inviato il nostro indirizzo internet a sua sorella che vive… A SIENA… quando ce l’ha detto mo ci viene un colpo, quanto è piccolo il mondo.
Ok, partiamo per visitare Jamestown, il primo paesetto indicato e subito ci colpisce… è autentico e sia gli abitanti che i negozi sono autentici, nel senso niente turisti ne attrazioni per turisti, finalmente siamo nella facciata dell’america che volevamo vedere, quella autentica!!!
Ci sono più negozi di antiquariato che in tutte le strade incontrate, ora capiamo la bellezza della casa di Mary e Chris da dove viene.
Vediamo passare una quantità di moto, Harley Davidson, impressionante, negozi di Tatoos, accessori di pelle e altre cose per bikers americani, dopo poco capiamo il perchè… siamo in un paesetto con un mega concessionario HD, e tutta la popolazione è dedita a questa marca.
Andiamo a vedere la vecchia stazione ferroviaria, la più antica di tutti gli stati uniti. Vediamo locomotive a vapore, funzionantissime, c’è un.officina con tanto di meccanici che si occupano in continuo di questi mezzi spettacolari. La locomotiva numero 3 è stata a protagonista di oltre 200 film e serie TV tra cui il bellissimo RITORNO AL FUTURE 3, ambientato nel far west, tutti lo hanno visto, quando la locomotiva spingeva la macchina per far raggiungere gli 88 miglia orari… ebbene ce l’avevamo davanti, troppo bella.
Ci siamo spostati in macchina verso Columbia, un paese IRREALE.
Tutto il paese è dichiarato monumento storico nazionale, gli edifici, i negozi, tutto quello che vedete qui è rimasto identico a come era nel lontano selvaggio West e la corsa all’oro.
La cosa più sconvolgente è che la popolazione vive come allora, si veste quasi come allora, sembra ricostruito ma non lo è.
Pensate che ci sono due Saloon, che dire che sono BELLISSIMI è insultarli, sembra di entrare in un set cinematografico, e la gente che sta dentro nemmeno potete immaginare che soggetti, a partire dalle cameriere.
Quando si entra l’odore del legno vecchissimo, delle pareti ammuffite e gli specchi ovunque dietro il mega bancone hanno un qualche cosa di surreale.
La banca, sembra quella dei film dove da un momento all’altro vedi i banditi entrare con tanto di cassafortona, mobibili di legno originali e tutto come allora, invece è la Bank of America, dove tutti del posto vanno a fare le operazioni normalmente.
Fuori dai locali trovi le vasche con l’acqua per i cavalli.
Poi i negozi, il maniscalco, il barbiere… troppo forte.
Stanchi di girare siamo rientrati nel BB anche perchè volevamo rassettarci un po’ prima di tornare in serata al Saloon per sentire un gruppo Country dal vivo in mezzo alla popolazione locale.
Chris e Mary si sono interessati alla nostra giornata sperando che ci fosse andato tutto bene, poi ci hanno offerto della limonata, del dolce, abbiamo chiacchierato per ore sull’America e sull’Italia, le solite curiosità a confronto.
Saliti in camera abbiamo trovato pasticcini, cioccolatini, di tutto di più, che spettacolo!!!
Eccoci pronti, gasati per la serata, partiamo arriviamo a Columbia e ci fiondiamo nel Saloon per mangiare e bere qualche cosa, ma sopratutto per il casino e la musica.
Entriamo….. 4 gatti!!! Il gruppo country molto folcloristico nei vestiti (sempre nulla di turistico ma tutto original) è molto tranquillo. Beh non ci aspettavamo proprio questa atmosfera. Poi la bella notizia, cucina chiusa, chiude alle 19 di sera, in america la cena nei ristoranti inizia alle 17 e termina di solito alle 19, eravamo abituati a trovare comunque aperto per via di località più turistiche. Ok allora birrone e nachos con salsina piccante, come cena può andare.
Il momento più folcloristico è stato quando sono arrivati i ragazzi del paese, veramente dei soggetti incredibili. Le ragazze erano coperte di tatuaggi dalla testa ai piedi e per assurdo erano più maschi degli uomini!!!
Poi hanno abbassato le luci, aahhhh ora si, che bella atmosfera… delle luci a dir poco funebri da quanto erano brutte, e sempre un odore penetrante nell’aria di vecchio andato a male.
Ci siamo sentiti un pò spaesati, come se uno straniero arriva al barretto del paese con tutti gli omini anziani che ti squadrano dalla testa ai piedi. Qui non ti squadra assolutamente nessuno, ma la sensazione da bar dello sport del far west c’è.
Riprendiamo la strada di casa, contentissimi di questa esperienza da vero saloon, sicuramente molto più che se avessimo trovato tutto ricostruito con band ultra accessoriata e persone da discoteca… l’america la volgiamo COSI’, ORIGINAL!!

La città meravigliosa e di “tendenza”

San Francisco, 21-22 agosto 2006
Mary e Chris si sono confermate due persone stupende, abbiamo fatto colazione nella loro cucina mentre preparavamo per altre pietanze, abbiamo chiacchierato tantissimo, ci hanno spiegato tante cose della vita quotidiana americana, come dei loro elettrodomestici a noi sconosciuti tipo il pressa rifiuti, loro pagano l’immondizia a barilotto, quindi più ce ne entra meglio è.
Prima di andare via ci hanno dato la ricetta dei biscotti alla cannella fantastici, del caffè, altri biscotti, e visto che le avevamo fatto molti complimenti per l’arredamento Chris ci ha regalato un bricchetto carinissimo delle sue collezioni da mettere a casa nuova (le avevamo spiegato che al ritorno avevamo un pò di lavoro da fare con casa).
Partiamo MOLTO malincuore ma ci attende San Francisco, la nostra prossima meta.
La strada non è molta rispetto alle nostre medie, 250 km, circa 3 ore e 45 compreso il traffico, abbastanza tranquillo visto che è sabato.
Più ci avviciniamo alla città, più i paesaggi cambiano e la vita comincia a farsi vedere.
La strada per arrivare è molto bella, piena di campi giallissimi, colline e alberi verdi che spuntano quà e là dal nulla. Ad un certo punto incontriamo delle colline molto alte piene di pale eoliche… ce ne saranno migliaia, è molto bello pensare all’energia pulita e che cerca di generarla (come da noi no!!!).
Per entrare in città si da nord che da ovest si deve fare uno dei bellissimi suoi ponti, non facciamo il golden gate ma il San Francisco Bay Bridge, spettacolare, ma non carico di emozioni come quello che vederemo domani, il mitico GOLDEN GATE.
Le strade cominciano a complicarsi sempre di più e riusciamo a sbagliarci anche con il navigatore, ma gli incroci sono talmente tanti che si impalla anche lui: Girare a destra, sinistra, su giu, svolta, piroetta, capriola…. un gran casino.
Dobbiamo dirgli grazie in tutto, sarà uno strumento fondamentale nei prossimi giorni.
A parte gli impallamenti, eccoci davanti al portone del nostro albergo, che robba, preciso al numero civico, anche perchè qui i numeri civici con tanto, una via può essere lunga fino a 10 Km.
Il parcheggio è un dramma a “Frisco” così lascio Chiara in macchina a domare la polizia. Entro nella Hall e un “bel” ragazzo mi accoglie molto gentilmente… bene… iniziamo bene nella città patria degli omosessuali. Mi dice che la camera non sarà pronta prima delle 15, allora decidiamo di andare subito alla scoperta di questa città per poi tornare in serata e prendere possesso della camera.
L’aria è veramente fresca, sono 15 gradi, con la solita nebbiolina che va e viene, quindi prendiamo le maglie più pesanti e Chiara anche un giacchetto (GRANDE scelta che non farò io).
Partiamo e prendiamo la prima Street che ci porterà verso il centro ma… è assurda, pensavamo che fossero in salita ma qui si rasenta l’incredibile.
Alcune strade sono così pendute che si fatica come bestie per camminare, le macchine passano prendendo la rincorsa e quelle parcheggiate in modo obliquo alla strada sembra che stiano per cappottare da un momento all’altro.
Camminiamo per alcuni “BLOCCHI”, è così che si chiamano gli incroci che fanno le strade, la strada non è tantissima, ma il paesaggio è troppo bello, ad un certo punto ti ritrovi altissimo e scopri tutta San Francisco, poi sprofondi in basso e sei circondato da edifici altissimi, è stupendo.
Arriviamo subito a Telegraph Hill e North Beach, i due quartieri italiani, carini, sui lampioni c’è pitturata la bandiera italiana ed è pieno di locali (come sbagliarsi con i ristoranti italiani) da dove escono profumi di CASA…. ci prende una fame da lupi ed iniziamo la ricerca di un ristorante che faccia LASAGNE!!
Prima di trovarlo ci imbattiamo in un negozio di ceramica, entriamo e vediamo, Deruta, Gubbio, le nostro tipiche decorazioni, giriamo un piatto e vediamo DERUTA, aaaahhh fortissimo, allora il proprietario, americano, ci chiede di dove eravamo e stupito attacca subito bottone.
Appena usciti dal negozio di ceramiche, un signore anziano, con molto stile, ci chiede se volevamo pranzare nel suo ristorante. Poi sente che siamo italiani e si presenta anche lui, ITALIANISSIMO.
Il tipo sembra uscito dal film IL PADRINO, con vestito chiaro, occhiale da sole scuro e capelli bianchi ingellati, peccato che faccia un metro all’ora, non cammina più tanto bene.
Ci dice che è di Firenze, poi quando viene a sapere che noi siamo di Perugia, attacca con una lista di Perugini che conosce benissimo che lo invitano sempre a cena quando torna, una volta all’anno, in italia.
Ci sconvolge perchè non dice cavolate, è tutta gente che più o meno conosciamo anche noi.
Il ristorante è un pò caretto, ma molto lussuoso, e poi fa le Lasagne, accettiamo.
Mangiamo benissimo, non sembra più di essere in america ed i camerieri italiani sono molto simpatici.
Abbiamo impiegato molto a mangiare, ma non perchè sono lenti, ma perchè ogni minuto veniva al nostro tavolo per chiacchierare raccontandoci del suo ferrari che tiene in italia per quando torna, degli altri due che ha in america, ahhhh sti cazz… questo davvero che è AL CAPONE!!!!
Proseguiamo e ci imbattiamo in Chinatown, molto, molto carina, secondo noi più di little italy, anche perchè ormai ci hanno invaso il territorio!!!
Questa zona è immensa e finisce proprio in Union Square, fulcro e punto nevralgico della città, pieno di negozi, gente e CABLE CARS, i famosi trenini che fanno su e giù per le assurde strade si San Francisco, sono veramente pittoreschi e carini.
Ci dedichiamo un’oretta di shopping e ci compriamo svariati paia di Levi’s (non costano un cavolo a confronto che da noi).
Ci spostiamo con l’autobus verso Hasbury, sona che ha visto nascere tutti i movimenti più famosi come Hippy, Rave, ecc.
Il quartiere è troppo carino pieno di negozi con vestiti nuovi ed usati anni 50, smoke shops, chincaglierie varie e tatoos e piercing ma sopratutto gente anni 50, un vero salto nel passato.
Per tornare a market street ci mettiamo un pochino, ormai e buio e cambiamo due volte autobus ritrovandoci in un quartiere un po “dimenticato”.
Alla fine ce la facciamo e finalmente per tornare in albergo prendiamo il cable car più famoso, quello della via di Powell Street. Capiamo che per guidarli è una gran fatica, sono trainati in salita da delle funi che scorrono sotto terra e in discesa devono frenare a tutta birra… abbastanza drammatico.
Arrivati in hotel andiamo a prendere la camera prenotata e… non c’è più, le hanno finite… ma sorridendo di dicono che ci hanno spostato in un altro albergo. Iniziano a girarci molto velocemente anche perchè l’altro hotel è distante e gli chiedo come ci arriviamo un pò incazzato. Alla fine poveretto ci ha rimesso il ragazzo della commessa che si è offerto di accompagnarci con la sua macchina, uno per volta, aveva solo due posti.
Parto prima io e inizio a pensare a che bettola ci avranno rifilato. Bettola un kaiser… è un albergo di lusso in pienissimo centro con camera con vista su tutta la città e di dimensioni “inutili” con addirittura la cucina, via, dopo l’incazzatura ci è andata di “LUSSO”.
Finiamo la serata con una pizza in camera e due coke, prese in centro passeggiando difronte a locali per SOLI UOMINI… ma non come ve li state immaginando in italia!!!!!!

Ci siamo innamorati di questa città

San Francisco, 23 agosto 2006
Se l’albergo è bellissimo, non possiamo dire lo stesso della colazione, ma va beh, negli USA, non è mai compresa, quindi già questo ci dovrebbe far piacere.
La giornata, indovinate un po’, è nebbiosa, ma tanto sappiamo che a mezzogiorno esce il sole, tipico…
Partiamo nuovamente per Union Square, finendo così il pellegrinaggio della via tra boutique di Armani e megastore della North Face. Poi dobbiamo andare dall’altra parte della città, circa 2,5 Km, per visitare il famosissimo Fisherman’s Wharf ed il Pier 39. Cosa fare? Il Cable Car è carino…. in TUTTI i sensi e poi già l’abbiamo preso, allora… a piedi!!
Ci rifacciamo tutta Chinatown, Quartiere Italiano, le ville,fino al porto.
Il Fisherman’s è molto turistico ma non per questo brutto, anzi, la vista che si gode sulla baia, e molto bella.
Vediamo la mitica isola di ALCATRAZ, vista e stravista in tantissimi film, poi i leoni marini, spaparanzati sulle tavole di legno a fare un casino immane con i loro lamenti.
Pranziamo in un localino arredato in stile surfisti di San Diego, e ci spariamo le solite schifezze americane.
Ci facciamo a piedi tutto il Fisherman’s, tra ristorantini, barche di pescatori stracariche di pesce, negozietti e senzatetto… si purtroppo a San Francisco è un gravissimo problema, ci sono circa 18.000 homeless che vivono in uno stato allucinante.
Arrivati a Ghirardelli Square, tiriamo dritto, nuovamente verso l’interno di San Francisco… per vedere Lombard Street, la famosa strada tortuosissima a zig zag che scende una delle strade quasi verticali.
Per arrivarci abbiamo fatto una fatica immane, non perchè era lontana, ma perchè abbiamo camminato in verticale, su una strada dove le macchine, una volta fermate, per ripartire slittavano in continuo… fate un po’ voi…
La strada è troppo buffa, ma molto caratteristica, tutta piena di fiori e case bellissime.. è strapiena di macchine che scendono e questo la rende ancora più buffa.
Andiamo a prendere la macchina al primo albergo, dove non abbiamo dormito. Il problema ora è che con la nostra macchina dobbiamo arrivare fino a Union Square, in pienissimo centro città a prendere i bagagli lasciati in deposito stamattina nell’altro albergo. Immaginatevi di svicolare tra i trenini, le rotaie, i diecimila semafori, la gente che passa indisturbata… e poi le strade tipo trampolini di lancio per lo spazio… insomma per fortuna il navigatore che ci diceva la strada mentre ero concentrato sulla gente ed i vari ostacoli e Chiara che mi avvertiva dei semafori rossi, quasi mimetizzati e invisibili… un’esperienza….
Caricato tutto, ci dirigiamo verso il Golden Gate, e poche miglia dopo eccolo! E’ una visione meravigliosa, bellissimo e imponente, il simbolo degli stati uniti dell’ovest, il simbolo della California. Dal vivo è molto più bello di qualsiasi foto.
Ci fermiamo per farci una passeggiata sopra fino a metà… è lunghissimo e abbiamo tanta strada da fare.
La cosa che fa impressione è che mentre cammini ti sembra di stare sulle molle, ondeggia in modo incredibile…
Dal ponte la vista di San Francisco non ha eguali.
Ripartiamo, dobbiamo fare molta strada e la prossima meta è la SILICON VALLEY, per la mia gioia, meno per quella di Chiara, ma è contenta nel vedermi contento.
Scendiamo verso San Jose, capitale della Silicon Valley, qui hanno sede aziendine tipo ADOBE, CISCO… insomma cosettine da poco.
La nostra meta è un’altra, Mountain View Amphiteatre, dove c’è….. beh, diciamo che qualsiasi cosa cerchiate sul web, qui vi trovano la soluzione, GOOGLE!!!
Arriviamo nella zona, è bellissima, tutta verde, piena di alberi, tranquillissima. Poi eccolo, il campus di Google, immenso e bellissimo.
Parcheggiamo nel posto per i visitatori e ci addentriamo. Tutto è di un ordine, di una pulizia e di una bellezza da far paura. Nell’azienda ci sono il campo da beach volley, gli ombrelloni con le sedie a sdraio, la palestra, i ristoranti… ma questi LAVORANO???? Si, sicuramente meglio di noi…. MOOOOLTO meglio di noi e sicuramente sono più produttivi.
Dopo un pò di miei sbavamenti vari, andiamo via, con un’invidia MORTALE nei confronti dei ragazzi che stavano li a lavorare…. CHE RABBIA!!!! Quando torno preparo il Curriculum.
Lasciamo a malincuore Google, ma per un’altra mitica azienda, la seconda ed ultima, direzione CUPERTINO.
Sicuramente molti di voi hanno già capito, si tratta della APPLE.
La apple è una vera città, la sede della azienda e costellata di tante altre sedi attaccate, quindi proprio un paese. Il cuore però si trova ad INFINITE LOOP Road, ovvio, hanno voluto dare anche un nome buffo informatico alla via. I numeri della via sono piantati per terraaaaaaaaa, in gigantografica, stilizzati con la pixelart, una vera figata.
Anche qui siamo rimasti a bocca aperta per la bellezza del posto e dell’azienda, ma anche per i dipendenti che uscivano e ti salutavano molto contenti di vederti, come nel ringraziarti di essere li.
Lasciamo la Silicon Valley… chissà se in un’altra vita o questa ci rivedremo….
Viaggiamo lungo la costa fino a notte, ed in pieno buio troviamo un motel carino ed economico nei pressi di Santa Cruz, la zona è cambiata tantissimo, ora sembra di stare in pieno Messico.

Lungo la costa, BIG SUR…

Big Sur, 24 agosto 2006
Stamattina ci facciamo un bel pezzetto di costa… la WEST COAST!!!
Prima fermata Monterey, la penisola sorge su una zona bellissima.
Monterey è famosa per il suo acquario di acqua oceanica ed il suo centro di ricerche che studio i fondali marini… qui vicinissimo alla costa c’è un Canyon sottomarino che arriva a 4000-5000 metri.
Noi andiamo a vedere il porto, molto carino e tranquillo, ci spariamo quattro bei calamari fritti, ed assaggiamo una piccola quantità di zuppa di pesce nella Ball Bread, una palla di pane svuotata e riempita di zuppa.
Il porto e la costa è pieno di foche, leoni marini, otarie e lontre, è curioso vedere questi animali stare al sole in posizioni veramente buffe.
Prendiamo la strada per Carmen, località veramente INN dove per non deturpare l’ambiente (le ville!!!) non esistono semafori, cartelli, fili della corrente, e le piante sono lasciate li dove nascono, ANCHE IN MEZZO ALLA STRADA!!!
Pensate che fino a che non hanno fatto sindaco Clint Eastwood (residente), non si poteva nemmeno magiare le gomme americane od il gelato per strada.
Vicino questo folle posto si trova però una bellissima Missione Cristiana dei tempi dei Missionari Spagnoli. Girandola ci si sente proiettati nei film di zorro. La chiesa è molto bella e tutta la struttura è tenuta meticolosamente.
Ci spostiamo verso la big sur passando per immense piantagioni di fragole, con tantissimi messicani intenti nella raccolta, apriamo i finestrini per far entrare il profumo che si sente… meglio di quello della notte scorsa nelle piantagioni di aglio, una cosa veramente pesante!!!
Qui vicino c’è un parco statale carino, Point Lobos, dove fare delle belle passeggiate, noi abbiamo fatto una piccola passeggiata e poi ci siamo seduto sotto un’insenatura per rilassarci e meditare con la brezza oceanica e la sua magnifica vista.
Finalmente arriviamo a Big Sur, una strada meravagliosa ci dice che siamo entrati nella zona, Montagne a sinistra con sequoie altissime, cascate e fiumi che scorrono fino all’oceano subito a destra, una visione quasi irreale. Dovevamo fare molta più strada oggi, ma praticamente ci siamo fermati ogni secondo, faremo una mangiata di miglia domani.
Troviamo un campeggio carissimo… vista la zona non possiamo lamentarci, ma ci danno il posto più bello di tutto il campeggio (veramente). La piazzola, se così la vogliamo chiamare, è un’insenatura tra rocce altissime, sequoie gigantesche, e il fiume… una cosa idilliaca. Montiamo la tenda velocemente, prima che il sole se ne vada dobbiamo vedere le cascate che si buttano direttamente nell’oceano dello pfiffer park.
Il piccolo sentiero che porta alle cascate ci fa scoprire piano piano l’oceano. Quando ci affacciamo dal punto di vista rimaniamo letteralmente folgorati dalla bellezza del posto, un’insenatura rocciosa, piena di fiori e piante dai mille colori, una spiaggia di sabbia bellissima e le cascate, stupende, si buttano a picco direttamente nell’oceano, sembra le scenografia del film laguna blu.
Consumata la telecamera e la macchina fotografica, ci dirigiamo verso il campeggio, ma prima una bella sosta per comprare delle belle salsiccette che stasera ci faremo alla griglia, contornati dalle sequoie, con il rumore dello scorrere dell’acqua ed illuminati dalle nostre candele e dalla fiamma del fuoco… ahhhh che paradiso.

Le spiagge californiane

Santa Barbara, 25 agosto 2006
Stamattina non è proprio idilliaco come ieri sera… fa un pochino freddino… ehhh l’oceano.
Partiamo in direzione Los Angeles, oggi è l’ultima giornata piena che abbiamo, domani soltanto mezza giornata ci aspetta.
Oggi la strada è lunga e quindi la giornata sarà abbastanza monotona…. strada… strada… strada….
Ci fermiamo a San Louis Obispo, per un pranzetto messicano, abbiamo riscoperto la cucina messicana che qui è identica a quella che mangiavamo nel nostro viaggio in Messico… deliziosa.. anche se il locale sa un po di Mac Donald, che volete, siamo in america.
Ripresa la strada ci dirigiamo verso Santa Barbara dove decidiamo di dormire… a nostro rischio e pericolo!!!
E’ una zona CARISSIMA, qui un bilocale costa sui 500.000 dollari e di conseguenza gli alberghi si sono adeguati.
Troviamo un motel, grazie al navigatore e ce la caviamo con circa 100 dollari… ripensiamo a Mary e Chris e dove abbiamo dormito per la stessa cifra… una differenza abissale.
Il posto comunque li merita, vera vita californiana da spiaggia, con tanto di gabbiotti per i BayWatcher… ma nessuna traccia di Pamela Anderson!!!
Come dire, su queste spiagge non ce se ‘mpiccia l’un’co l’altro detto in perugino, ti senti quasi solo, sono MEGAGIGANTESCHE e tutte libere, uno sballo!!!
Per cena decidiamo di seguire la guida che ci indica un localino tipico messicano da quattro soldi… proprio vero MEXICO.
Riusciamo a trovarlo facilmente da le viottole di Santa Barbara, il posto si chiama LA SUPER RICA, un vero spettacolo, un localino alla buona, ti senti veramente trasportato nel profondo messico più sganghenato, sicuramente è a gestione familiare. C’è la fila fino fuori. Le pietanze tutte messicane VERE costano pochissimo e ordiniamo molte cose, GUACAMOLE, QUESADILLA, TORTILLAS. Ti danno un numero e devi aspettare che lo chiamano. Quando tocca a noi abbiamo preso tutte le pietanze, le salse e le posate. Ci siamo accorti solo a cena iniziata che avevamo un piatto in più, già era economico, così troppo… meglio!!!
La cena BUONA per quanto PICCANTE, noi andiamo matti per la cucina messicana, magari averlo a casa un posticino così.
Andiamo in camera a rifare i bagagli, abbiamo un tale casino che ci vorrà fino notte fonda per preparare il tutto… domani si torna… sigh… sigh…

The last day in USA.

Los Angeles, 26 agosto 2006 – Roma 27 agosto 2006
Appena svegliati dobbiamo ancora finire di sistemare i bagagli, un’odissea far rientrare tuttala roba dentro gli zaini.
Ok, partiamo, direzione Los Angeles, per la precisione HOLLYWOOD.
Dopo poca strada inizia il traffico di L.A., pesante ma nulla a che vedere con il nostro, ad esempio ROMA, qui nemmeno nell’ora più di punta si può paragonare in quanto a confusione al nostro, tutti in riga precisi, corretti, nessuno che suona, tutti che fanno passare i pedoni, e le strade sono così larghe e così tante corsie che non sembra mai troppo intasato, magari ti accorgi quando devi uscire e ti trovi nella sesta corsia di sinistra…. AUGURI!!!
Arriviamo a Hollywood e troviamo un parcheggio proprio attaccato al Chinese Theatre, abbastanza economico 12 dollari l’ora (sti c….)!!!
La zona e piena di cose così straviste che sembra di esserci stati, la camminata delle stelle, le mattonelle con impronte, i cinema galattici, ma sopratutto il CHINESE THEATRE, bellissimo, dove fanno tutte le anteprime di tutti i mega film di hollywood. Dice che è il cinema la migliore proiezione che esista, chissà quanto costerà andare a vedere un film… mahhh aspettiamo il nostro home Theatre che faremo a casa, altro che il Chinese.
Pranziamo in un localino veramente identico a quello di Happy Days e dobbiamo dire che abbiamo mangiato forse le pietanze tipiche americane (Hamburger, sandwiches, ecc) più buoni di tutto il viaggio, 10 e lode.
Ci spostiamo a Beverly Hills, zona bellissima, curatissima, residenza degli attori, ma che non vale la pena fermarsi, non si vede assolutamente nulla, le case hanno dei recinti fortificati.
Decidiamo di prendercela calma ed andare a Venice Beach, poi shopping al megastore di REI (tutto per l’outdoor!!!).
VOLEVAMO prendercela calma,. invece nella corsia preferenziale dove puoi andare solo se in macchina sei in due o più abbiamo preso in pieno con una ruota un pezzo di legno gigantesco, la gomma è scoppiata e si è piegato pure il cerchione (IN LEGA), siamo riusciti a stento a fermarci lungo la strada, penso abbiamo spaccato una gomma nell’unico punto americano dove non c’è la corsia di emergenza!!!
Ok, siamo fermi, è andata bene, andavamo a 100 km/h, era una interstate.
Chiamo con un po’ di difficoltà per capire dove siamo precisamente il servizio di assistenza, rientriamo in macchina e dopo due minuti arriva… non è possibile????
Infatti, è il servizio di assistenza stradale delle interstate gratuito, si ferma e una ragazzo molto gentile di colore ci dice che è tutto gratuito, quindi spostiamo leggermente la macchina e inizia a pendere gli attrezzi quando arriva il servizio che avevo chiamato io… cavolo ora sono troppi!!! Che servizi comunque in america, anche questa è stata un’esperienza.
Ok, siamo nuovamente in macchina, ma ormai è tardi e tra Venice e lo Shopping decidiamo per il secondo, la spiaggia ce la siamo gustata a Santa Barbara.
E qui finisce il nostro soggiorno a Los Angeles, abbiamo riconsegnato la macchina alla AVIS, tutto ok per la gomma, avevamo fatto la CASCO… eehhmmm veramente avevamo preso una sassata anche nel vetro davanti, c’era praticamente un buco, gli abbiamo riconsegnato la macchina quasi un biroccio :-)))
Ci siamo diretti a Los Angeles abbastanza prima del volo, ci sono misure di sicurezza assurde, pensate che è pieno di Marines che perquisiscono uno ad uno tutti i bagagli e a Chiara hanno fatto buttare via qualsiasi cosa liquida, avevamo delle confezioni di creme, quasi piene e costose mmmmmhhhh….
Ora non ci rimane che aspettare le 5 ore a Los Angeles, 5 di volo, 10 a New York, 9 di volo ed eccoci a ROMA… DI MATTINA!!!! Facile a dirsi.

27 comments
  1. Ciao ragazzi,
    grazie per il messaggio di questa mattina.
    Chiaramente mi sono subito precipitata a vedere la meta del viaggio.
    Che dire????Siete meravigliosi come al solito!!Tappa stupenda dire!Vi seguirò tutti i giorni fino alla partenza per le ferie.
    Intanto un bacione ad entrambi e un’augurio per un buon viaggio e una splendida avventura con un pizzico di sana invidia!!!
    Ma la prossima volta, mi portate con voi??????
    Bacioni e a presto!!!!

  2. Ciao, complimenti x tutto siete unici, volevo chiedervi se possibile, avere la marca dell’Hard disk USB on the go da 40 gb e se legge le schede CF.
    Grazie mille e buon viaggio.

    Fabry & Vale

  3. Grandi raga….
    Non ho parole, sicuarmente sarà un viaggio incredibile, e io e Isabella vi seguiremo sempre.
    Buon Viaggio

  4. ecco dove siete andati!! bene, vi seguiremo con piacere…se avete tempo, seguiteci (anche se da lontano) anche voi! Ciao, buona e bellissima vacanza da tutti noi!

  5. …che dire, anche voi alla ricerca del sogno americano!! Favolosi! Buona avventura e buone vacanze! Vi seguirò anch’io! Un abbraccio a entrambi!

  6. Certo che vi seguiremo, ci aspettiamo un esauriente diario di bordo!!!! Buone vacanze e buon divertimento!!!

  7. salve, com’e’ stato il risveglio? ti mando i numeri non per il lotto, se telefonate con AT&t 18006068854 con MCI 18006440039 e con SPRINT 18007978849, ieri ha chiamato MOBILI PAOLO che la cucina la montano la fine della prossima settimana, in mattinata presto sono andato a casa vostra e ho dato disposizioni all’imbianchino dunque non ci dovrebbero essere problemi, il parquet e’ gia tutto montato ed e’ molto bello. fatevi risentire presto. ciao ciao

  8. Allora: Nando è molto carino a scrivervi tutte quelle notizie confortanti sulla casa MA, purtroppo sono tutte c*zz*te: 1)MOBILI PAOLO è fallito a causa di MONDO CONVENIENZA 2) L’imbianchino ha deciso giustamente di farsi le vacanze: si però con i soldi che il costruttore gli ha anticipato ed è scappato a CUBA!!!
    3) Giovedì ha fatto un uragano e a causa delle finestre aperte è ZZompato il bel parquet: comunque era veramente bello!! 4) Vi ricordate quel bell’ulivo nel vostro giardino? Beh, sapete, in questa stagione, i fulmini….. è saltato addirittura il comignolo sul tetto. Ah!,a proposito, bello quell’acquario della SELFAIR a forma di caminetto!! Comunque non vi preoccupate , per il…RESTO tutto a posto. Adesso divertitevi vi terremo sempre aggiornati sulla situazione! Mandateci più foto! perchè le Vostre vacanze sono la noaltre soddisfazione! Salutatemi Jonny Knoxville!

  9. La route 66 com’é? Ah, a proposito…l’uragano di ieri sera ha spazzato via mezza Corciano…non vi preoccupate, la vostra vecchia casa c’é ancora…Io sto lavorando al mio sito, mi diverto a seguire il vostro viaggio (a proposito, perché non riesco a vedere le foto?) e mi sto suicidando per aver perso le foto delle mie vacanze…Baci baci
    carlo

  10. Eccoci qua, alla fine abbiamo trovato un internet point decente per potervi rispondere. Grazie a tutti voi per i messaggi. Grazie a Patrizio ed Alessandra per le confortanti notizie sulla nostra casetta. Un saluto a Carlo e Comicomix ma il sito vostro lo vedremo quando torniamo, qui e’ un pochino difficile. Invece per le notizie tecniche sull’hard disk ve le forniremo quando torniamo. Un saluto a Silvia, Isabella, Rita e Simo.

  11. ciao amico riccardo come procede l’avventura? dimenticavo, ciao chiara!!! hihihi
    noi siamo pronti per partire,….. c’è rimasto da decidere cosa portare, riempire il bauletto e le borse laterali, sistemare lo zaino da legare sopra il bauletto, provare se riusciamo a farci entrare tutto e poi basta. Praticamente non abbiamo ancora fatto nulla e domani mattina, se non piove, si parte. noi non siamo attrezzati come voi per il diario di viaggio e le comunicazioni via palmare visto che io non faccio programmi ma vendo le basculanti, quindi ci limiteremo con i vecchi sms (neanche gli mms o foto che non sono capace).
    per ora vi saluto vi auguro una buona vacanza e spero di rivederci presto in quel di madonna alta o meglio di Taverne, anche perchè significa che la Pegaso ci ha riportato a casa. ciao e presto.

  12. Grazie a zio posso mandarvi i miei saluti e tanti rallegramenti per il divertentissimo diario di bordo.Mi raccomando non strapazzatevi!Un bacione da noi tutti. Mamma
    P.s. Zio si rallegra con Riccardo per le capacità organizzative e tecnologiche

  13. Ciao amico federico, ti mando un saluto dallo utah… ah dimenticavo, ti saluta anche mia moglie. Ma sta moto e’ pronta per parti’??? E voi siete pronti. Non vediamo l’ora di rivedervi per raccontarci le reciproce avventure. Ciao e buon viaggio…tra BIKERS ci si capisce….

  14. Cari Ricky e Chiara, volevo dirvi che il diario sul Dead Horse point è splendido, e che la foto MOZZA IL FIATO…bellissimo!
    Grazie, siete mitici.
    Buon proseguimento, a presto!

  15. Tanti auguri a Chiara per il suo onomastico e tanti complimenti per le belle descrizioni. Grazie perchè ci fate visitare l’ America con voi.Un bacione dalla Cantiano in questi giorni ” piovosa”. Mamma,Nonna, Zia, e Zio

  16. avrei voluto vederti sopra una nsf 125 cosa saresti riuscito a fare, con quel bestione che ti ritrovi è molto più facile non credi !!!
    Questo è il mio primo contatto sul tuo sito,spero abbia fatto tutto bene ma se vogliamo fare due chiacchere sono su skipe come Paolo.Bisello

  17. ciao ciccini! I vostri racconti sono veramente meravigliosi sembra davvero di stare li con voi e di partecipare a tutte le vostre avventure. Grazie di farci assaporare l’America, che, come sapete, è il nostro sogno!
    Per quanto riguarda la CASA:
    Il parquettista finito di montare il parquet è irrintracciabile;
    l’imbianchino (povero uomo), che abbiamo tanto criticato, invece è stato l’unico a fare tutto nei tempi stabiliti;
    hanno messo le ringhiere e la piscina (di cui sicuramente quest’anno non ne usufruirà nessuno) è praticamente finita con tanto di acqua e scaletta.
    Qui tutto ok (senza considerare le varie arrabbiature per la casa e non solo).
    Vi confessiamo una cosa: “un pochino ci mancate”! Divertitevi e approfittate al massimo di questa vacanza………….vi vogliamo bene!

  18. ciao ragazzi, per prima cosa un augurio a Chiara per il suo onomastico, mi sono ricordato il giorno prima e oggi il giorno dopo, mi perdonerai, ho provato a chiamare mamma tua a Foligno ma non mi risponde , il numero di cellulare mi si e’ cancellato. Vedo che vi seguono in tanti in questa avventura, a proposito l’avete incontrato Toro Seduto. qui anche stasera sta piovendo e fa freddo, questa sera c’e’ ospite dell’Agosto Corcianese Dante Alighieri, un salutone vado su in taverna come tutte le sere.

  19. Un salutone a tutti quelli che ci seguono e ci scrivono. Purtroppo non possiamo rispondere in tempo reale a causa dei problemi nel trovare punti internet utilizzabili decentemente. Siamo contenti che i nostri racconti vi piacciano e vi facciano viaggiare insieme a noi. Ci mancate tutti e speriamo al ritorno di farvi vedere piu’ foto e filmati possibili. UN BACIONE A TUTTI.

  20. Dove siete finiti? Ora che sono a casa mia non arrivano i vostri resoconti. Come state? Dove siete? Io tornerò a Cantiano dopo domani. Un bacione e che il Signore vi benedica Mamma

  21. Siete mitici!!!! Ci dispiace che avete problemi a trovare gli internet point…peggio che noi a Otranto! Come và la Chiara?Passato il mal di montagna??Vi seguiamo sempre, i vostri racconti sono super (mica male la tequila dopo panino e pop-corn!) e le foto del Canyon da BRIVIDO…NOI AMIAMO IL FAR WEST E TUTTO CIO’ CHE RIGUARDA GLI INDIANI… 🙂 Buone vacanze (tanto noi siam sempre qui a seguirvi!)

  22. Ero sicuro che aprendo il sito vi avrei localizzato in qualche vostra peregrinazione.
    Le foto non sono niente male, speriamo di rivederci al ritorno…magari nelle nuove sospirate case.
    Intanto Buona America!!!!!

  23. Salutateci il Golden gate…leggervi è sempre un piacere! (Per Ricky: occhio ai locali per soli uomini! :-))

  24. Ciao Chiara e Riccardo,
    sto parlando con Enrico a Dublino via skype: tutto bene e ti saluta!
    Fate buone vacanze,
    Andrea

    P.S.Saluti anche alla Mamma: buonasera prof!

  25. Carino il sito, e carina l’idea del tempo reale.
    Le pagine su Las Vegas mi hanno fatto morire dal ridere, io sono stata al Luxor nel 2004 e mi è sembrato di essere di nuovo a girare per alberghi.
    Vi confermo che le slot machine non si fermano mai.
    Una notte al Luxor mi sono svegliata alle cinque e sono uscita in camicia da notte sulla balconata davanti alla camera.Mi sono affacciata e…..pieno di gente che giocava!
    Ma come mandate le corrispondenze? Con i wireless degli alberghi o avete una scheda? Fatemi sapere!
    Ciao e buon ritorno!

  26. ma come.. ancora non hai aggiornato il sito con le foto del vostro ultimo viaggio? Riccardo sei una delusione…; scherzo ovviamente, che combinate di bello? è un pò che non ci si sente, io sono sempre a Milano, adesso avevo 5 minuti di tempo libero per cazzeggiare ed ho pensato: vediamo che hanno combinato Chiarina e Riccardo. a presto

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